Approfondimento sulle modifiche al Codice dei Contratti previste dal “Dl Infrastrutture”
ANCI – 29 maggio 2025
Insegnamento dell’educazione civica, un nuovo impegno per i Comuni che gestiscono scuole d’infanzia
Servizi Comunali Diritto allo studioApprofondimento di Amedeo Di Filippo
Insegnamento dell’educazione civica, un nuovo impegno per i Comuni che gestiscono scuole d’infanzia
Amedeo Di Filippo
La Legge 20 agosto 2019, n. 92 introduce l’insegnamento scolastico dell’educazione civica, forte anche di una solerte battaglia dell’Anci che ha raccolto ben 100 mila firme. La nuova materia, che sarà obbligatoria per il primo e il secondo ciclo di istruzione, investe anche le scuole dell’infanzia, molte delle quali gestite dai Comuni, obbligati ad adeguare i programmi e formare il personale educativo.
I precedenti
L'insegnamento dell’Educazione civica è stato introdotto dal DPR n. 585/1958, che ha previsto l'integrazione dei programmi di insegnamento della storia. Per la scuola primaria aveva già provveduto il DPR n. 503/1955, che faceva riferimento all'Educazione morale e civile, che poi ha assunto la denominazione di Educazione alla convivenza democratica col DPR n. 104/1985.
L’attuale sistema è codificato nell’art. 1 del D.L. n. 137/2008, che ha previsto l’attivazione di azioni di sensibilizzazione e di formazione del personale finalizzate all'acquisizione nel primo e nel secondo ciclo di istruzione delle conoscenze e delle competenze relative a "Cittadinanza e Costituzione", nell'ambito delle aree storico-geografica e storico-sociale e del monte ore complessivo previsto per le stesse. Iniziative analoghe sono state avviate nella scuola dell'infanzia. Il D.Lgs. n. 62/2017 ha poi inserito tali attività tra quelle oggetto di valutazione (art. 2, comma 4) e tra le materie del colloquio (art. 17, comma 10).
I presupposti
La prima proposta di legge è stata presentata il 1° giugno 2018, nella consapevolezza che il ruolo delle istituzioni scolastiche nel percorso di formazione e crescita di bambini e ragazzi impone un ripensamento delle modalità di insegnamento delle competenze di «Cittadinanza e Costituzione» nelle scuole.
È poi tornata alla carica l’Anci, che ha raccolto 100 mila firme per una proposta di legge di iniziativa popolare sull’educazione alla cittadinanza, promossa dal Comune di Firenze e presentata il 4 gennaio 2019 con lo scopo di recuperare una dimensione educativa che formi i giovani cittadini ai princìpi che consentono uno sviluppo civile della società italiana nonché una conservazione e cura dei legami di coesione sociale, indispensabili per immaginare un futuro vivibile e uno sviluppo possibile per il nostro Paese. Nella scuola si assiste da anni a un progressivo indebolirsi del senso di responsabilità e del rispetto reciproco, che rende sempre più difficile il lavoro degli insegnanti e più faticoso l’apprendimento degli studenti, soprattutto di quelli più fragili.
Secondo l’associazione dei Comuni, fin dalla scuola dell’infanzia è necessario apprendere la dimensione della cittadinanza, con i suoi diritti e i suoi doveri, che deve articolarsi nella conoscenza della Costituzione e dei princìpi giuridici fondamentali tra i quali quello di eguaglianza con le sue declinazioni più urgenti, quali quella del contrasto della disparità di genere, di etnia e di religione, nonché quello di legalità; nell’approfondimento del funzionamento delle istituzioni e nei rudimenti dei sistemi di governo, delle regole e delle istituzioni europee; nella conoscenza degli elementi fondamentali del diritto, in particolare del diritto del lavoro; nell’educazione ambientale e digitale; nell’educazione a un sano stile di vita mediante l’educazione alimentare e l’attenzione al consumo dei beni fondamentali come acqua, terra e aria.
La nuova legge
Tutto questo lavorio si è tradotto nella Legge n. 92 del 20 agosto, che introduce l’insegnamento scolastico dell’educazione civica allo scopo di contribuire a formare cittadini responsabili e attivi e a promuovere la partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale delle comunità, nel rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri. L’insegnamento viene introdotto nel primo e nel secondo ciclo di istruzione, quindi nella scuola primaria e nella secondaria, con l’inserimento nel curricolo di istituto con un orario non inferiore a 33 ore annue, da svolgersi nell’ambito del monte orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti. Nelle scuole del primo ciclo l’insegnamento è affidato in contitolarità ai docenti; in quelle del secondo è affidato ai docenti abilitati all’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche.
La Legge rinvia ad apposite Linee guida del Miur l’individuazione degli specifici traguardi per lo sviluppo delle competenze e obiettivi specifici di apprendimento, assumendo a riferimento le seguenti tematiche:
a) Costituzione, istituzioni dello Stato italiano, dell’Unione europea e degli organismi internazionali; storia della bandiera e dell’inno nazionale;
b) Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile;
c) educazione alla cittadinanza digitale;
d) elementi fondamentali di diritto, con particolare riguardo al diritto del lavoro;
e) educazione ambientale, sviluppo eco-sostenibile e tutela del patrimonio ambientale, delle identità, delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari;
f) educazione alla legalità e al contrasto delle mafie;
g) educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni;
h) formazione di base in materia di protezione civile.
Nell’ambito dell’insegnamento trasversale dell’educazione civica sono altresì promosse l’educazione stradale, l’educazione alla salute e al benessere, l’educazione al volontariato e alla cittadinanza attiva.
Il Miur costituisce l’Albo delle buone pratiche di educazione civica al fine di condividere e diffondere soluzioni organizzative ed esperienze di eccellenza. Annualmente indice un concorso nazionale per la valorizzazione delle migliori esperienze in materia di educazione civica, al fine di promuoverne la diffusione nel sistema scolastico nazionale. Infine istituisce e convoca almeno ogni due anni la Consulta dei diritti e dei doveri del bambino e dell’adolescente digitale.
Le scuole dell’infanzia
Come annotato, l’insegnamento dell’educazione civica viene introdotto nel primo e nel secondo ciclo di istruzione, ma ce n’è anche per la scuola dell’infanzia, per la quale il comma 2 dell’art. 2 prevede l’avvio di “iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile”.
L’art. 4, comma 1, nel prevedere che a fondamento dell’insegnamento dell’educazione civica è posta la conoscenza della Costituzione italiana, poi dispone che gli alunni devono essere introdotti alla conoscenza dei contenuti della Carta costituzionale anche nella scuola dell’infanzia, al fine di “sviluppare competenze ispirate ai valori della responsabilità, della legalità, della partecipazione e della solidarietà”.
L’art. 5, che tratta della educazione alla cittadinanza digitale, istituisce presso il Miur la “Consulta dei diritti e dei doveri del bambino e dell’adolescente digitale”, incaricata di verificarne l’attuazione, diffonderne la conoscenza tra i soggetti interessati e valutare eventuali esigenze di aggiornamento. Essendo destinata anche al “bambino digitale”, è scontato che i lavori della Consulta investiranno anche la dimensione della scuola dell’infanzia.
È del tutto evidente, dunque, che l’educazione civica impegna anche le scuole dell’infanzia, comprese quelle gestite dai Comuni, i quali però si trovano nella condizione di introdurre fin da subito nei percorsi formativi le “iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile” di cui parla il comma 2 dell’art. 2 senza che ci siano indirizzi nazionali. Unici punti di riferimento rimangono gli obiettivi di apprendimento indicati nel documento di indirizzo adottato dal Miur nel marzo 2009, secondo cui le conoscenze e le abilità specifiche da trasmettere nella scuola dell’infanzia si possano concentrare sul concetto di famiglia, scuola e gruppo come comunità di vita e sulle modalità con cui si possono acquisire conoscenze e modi di agire rispettivamente con i genitori, i compagni, le maestre e gli altri adulti.
Un ulteriore problema si pone in relazione alla formazione dei docenti, alla quale l’art. 6 della Legge n. 92/2019 destina 4 milioni di euro della legge della “buona scuola” n. 107/2015, con connesso aggiornamento del Piano nazionale della formazione e dei piani triennali dell’offerta formativa definiti dalle singole istituzioni scolastiche, obbligate dalla legge ad effettuare una ricognizione dei loro bisogni formativi e promuovere accordi di rete e specifici accordi in ambito territoriale. Risorse dunque destinate alle scuole statali e non anche a quelle dei Comuni, che quindi dovranno sobbarcarsi il relativo onere.
Il coinvolgimento dei Comuni
Ma c’è un ulteriore ambito di interesse per le amministrazioni locali, chiamate in causa dall’art. 8 in base al quale l’insegnamento dell’educazione civica deve essere integrato con esperienze extra-scolastiche, a partire dalla costituzione di reti anche di durata pluriennale con altri soggetti istituzionali, col mondo del volontariato e del Terzo settore, con particolare riguardo a quelli impegnati nella promozione della cittadinanza attiva. Sarà un apposito decreto del Ministro dell’istruzione a definire le modalità attuative e stabilire i criteri e i requisiti per l’individuazione dei soggetti con cui le istituzioni scolastiche possono collaborare ai fini del primo periodo.
Ai Comuni il comma 2 consegna l’impegno a “promuovere ulteriori iniziative in collaborazione con le scuole, con particolare riguardo alla conoscenza del funzionamento delle amministrazioni locali e dei loro organi, alla conoscenza storica del territorio e alla fruizione stabile di spazi verdi e spazi culturali”.
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