Approfondimento sulle modifiche al Codice dei Contratti previste dal “Dl Infrastrutture”
ANCI – 29 maggio 2025
Insegnamento dell’educazione civica nelle scuole, si parte dal prossimo anno scolastico
Servizi Comunali Diritto allo studioApprofondimento di Amedeo Di Filippo
Insegnamento dell’educazione civica nelle scuole, si parte dal prossimo anno scolastico
Amedeo Di Filippo
La nuova legge e i Comuni
In un precedente contributo abbiamo dato conto della Legge n. 92 del 20 agosto, che introduce l’insegnamento scolastico dell’educazione civica nel primo e nel secondo ciclo di istruzione, mettendo in evidenza come vengano coinvolte anche le scuole dell’infanzia, molte delle quali a gestione comunale, per le quali il comma 2 dell’art. 2 prevede l’avvio di “iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile”.
L’art. 8, che prevede a tal fine la costituzione di reti con altri soggetti istituzionali, inoltre consegna ai Comuni l’impegno a promuovere iniziative in collaborazione con le scuole, con particolare riguardo alla conoscenza del funzionamento delle amministrazioni locali e dei loro organi, alla conoscenza storica del territorio e alla fruizione stabile di spazi verdi e spazi culturali.
Sulla questione della decorrenza dell’insegnamento, una prima lettura della legge aveva consegnato la certezza che l’applicazione dovesse essere rimandata al prossimo anno scolastico, causa anche le obiettive necessità di carattere organizzativo delle singole istituzioni scolastiche e formative per i docenti da impegnare. Con buona pace anche per i Comuni, i quali dovranno sobbarcarsi ogni onere connesso.
In effetti, l’art. 2, comma 1, della Legge dispone l’applicazione dell’insegnamento dell’educazione civica “a decorrere dal 1° settembre del primo anno scolastico successivo all’entrata in vigore della presente legge”. L’art. 3, comma 1, rinvia ad apposito decreto del Miur la definizione delle linee guida finalizzate a individuare specifici traguardi per lo sviluppo delle competenze e obiettivi specifici di apprendimento.
La decorrenza
L’ormai ex Ministro dell’istruzione ha espresso più volte la volontà di consentire l’avvio del nuovo insegnamento a partire da quest’anno scolastico e a tal fine a firmato il decreto ministeriale il 27 agosto, “dimenticando” che su questa tipologia di atto è necessario acquisire il parere del Consiglio superiore della pubblica istruzione (CSPI).
Il Consiglio non è riuscito ad esprimere il parere nei termini utili a dare il via da questo anno scolastico, per cui tutto è rinviato al prossimo, come aveva previsto chi ha letto con un minimo di accortezza le norme di legge. In ogni caso, il parere espresso dal CSPI (nel file allegato) è fortemente negativo, per le ragioni che si riassumono e che è utile tenere a mente quando tutte le scuole, comprese le comunali, si troveranno a dover organizzare l’insegnamento dell’educazione civica e formare i docenti per il prossimo anno scolastico.
Il parere
Partendo dall’assunto che la legge, entrata in vigore il 5 settembre ad anno scolastico già iniziato, decorrerà a partire dal prossimo, il CSPI mette in discussione la natura obbligatoria della sperimentazione stante il regime autonomistico delle scuole. In ogni caso, afferma, il progetto ministeriale non risponde alle condizioni previste in caso di promozione di progetti sperimentali, in quanto non individua la platea delle istituzioni scolastiche potenzialmente coinvolte e le modalità di adesione, non prevede una durata definita, non indica con chiarezza gli obiettivi, non prevede alcuna valutazione dei risultati.
Per introdurre una riforma di tale portata il Consiglio Superiore invoca una strategia diversa, che preveda una serie organica e organizzata di passaggi: innanzi tutto la condivisione del senso dei cambiamenti proposti, anche perché l’educazione civica è stata agita come insegnamento trasversale e non come “autonoma disciplina” né esistono sperimentazioni di scuole che l’abbiano promossa come materia a sé stante. È poi necessaria una seria preparazione “che eviti improvvisazioni”, unita alla formazione degli insegnanti ma anche alla valorizzazione di quanto di interessante già le scuole hanno realizzato sull’argomento. È inoltre imprescindibile intessere un rapporto molto più stretto col territorio di riferimento per rendere significative le esperienze di educazione civica progettate, coinvolgendo e responsabilizzando gli enti locali, ritenuti dal CSPI “componente indispensabile per la progettazione”.
Il Consiglio Superiore da ultimo invoca l'abbandono di quello che chiama “triste rituale delle clausole di invarianza”, che senza incremento dell'organico del personale e delle risorse finanziarie fa affidamento solo sulla buona volontà di insegnanti e dirigenti per l'attuazione del nuovo insegnamento.
Il parere fortemente negativo del CSPI si chiude con la richiesta di non dare avvio alla sperimentazione e utilizzare l’anno scolastico in corso per preparare studenti e genitori al significato del nuovo insegnamento, chiarire il rapporto tra la nuova disciplina e i comportamenti sociali e civici, realizzare adeguate iniziative di formazione del personale scolastico, studiare modalità di valutazione del nuovo insegnamento anche nelle sue connessioni con gli strumenti di valutazione e certificazione.
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