Personale in convenzione e limite alla spesa per contratti a tempo determinato

L’art. 14, CCNL 22 gennaio 2004 è stato disapplicato dall’art. 23, CCNL 16 novembre 2022.

Quest’ultimo, peraltro, ripropone sostanzialmente la stessa disciplina previgente, adattata al nuovo ordinamento professionale.

La ratio dell’utilizzo di personale in convenzione tra più enti è quella di distribuire il tempo di lavoro di un dipendente a tempo pieno e indeterminato per “soddisfare la migliore realizzazione dei servizi istituzionali e di conseguire una economica gestione delle risorse”.

Tuttavia, l’art. 9, c. 28, D.L. n. 78/2010 dispone in modo non equivocabile:

“A decorrere dall’anno 2011, le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, le agenzie, incluse le Agenzie fiscali di cui agli articoli 62, 63 e 64 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, e successive modificazioni, gli enti pubblici non economici, le università e gli enti pubblici di cui all’articolo 70, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e successive modificazioni e integrazioni, le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura fermo quanto previsto dagli articoli 7, comma 6, e 36 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, possono avvalersi di personale a tempo determinato o con convenzioni ovvero con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, nel limite del 50 per cento della spesa sostenuta per le stesse finalità nell’anno 2009”.

D’altronde, il comune utilizzatore si avvale per il tempo di durata della convenzione (tempo perciò determinato) di un dipendente di altro ente rimborsando periodicamente quest’ultimo e dunque sostenendo una spesa di personale in più rispetto alla situazione pre-convenzione.

Dunque, nel limite di cui all’art. 9, c. 28, D.L. n. 78/2010 devono necessariamente essere comprese anche le spese per l’utilizzo in convenzione di personale di altri enti.

27 settembre 2023         Massimo Monteverdi

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