Ore di lavoro straordinario non autorizzate e buono pasto

L’art. 32, c. 3, CCNL 16.11.2022 dispone:
“2. La prestazione di lavoro straordinario è espressamente autorizzata dal dirigente, sulla base delle esigenze organizzative e di servizio individuate dall’ente, rimanendo esclusa ogni forma generalizzata di autorizzazione.”
Nel quesito si afferma che il dipendente è rientrato in servizio per effettuare lavoro straordinario senza essere autorizzato a farlo.
Il Consiglio di Stato ha precisato (sent. 26 ottobre 2010, n. 7625) quanto segue:
“(…) la circostanza fattuale (e dimostrabile) che il pubblico dipendente abbia effettuato lavoro straordinario non è da sola sufficiente a radicare il suo diritto alla retribuzione: una simile posizione legittimerebbe l’equiparazione del lavoro straordinario autorizzato con quello per il quale non è intervenuto alcun provvedimento autorizzativo, compensando attività lavorative svolte in via di fatto, ma non rispondenti ad alcuna riconosciuta necessità.”
Tale principio generale trova eccezione, rileva la stessa sentenza, "quando l’attività sia svolta per obbligo d’ufficio (e al riguardo si parla di autorizzazione implicita), ma, nel rispetto dei principi costituzionali, deve pur sempre trattarsi di esigenze “indifferibili ed urgenti” da dimostrare nello specifico."
Dunque, in assenza di autorizzazione e sempre che non si sia trattato di dimostrate esigenze indifferibili e urgenti, le ore svolte in più dal dipendente non gli possono essere retribuite.
Ne segue allora l’impossibilità di riconoscergli anche il corrispondente buono pasto, beneficio che ai sensi dell’art. 35, c. 2, CCNL 16.11.2022 è riconosciuto al lavoratore “anche nei casi di attività per prestazioni di lavoro straordinario”, ma solo se esse siano state regolarmente autorizzate, nel rispetto del generale principio sopra rammentato.

23 aprile 2024                 Massimo Monteverdi

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