Rilascio dei dati anagrafici per fini elettorali

Utilizzare i dati anagrafici (e non solo) per la propaganda elettorale NON è legittimo, in quanto è di tutta evidenza che la propaganda elettorale non fa parte nella maniera più assoluta dell'espletamento del mandato di sindaco. Peraltro, di questo si è occupato anche il Garante per la privacy con il provvedimento del 12 febbraio 2004 "Privacy e propaganda elettorale. Decalogo elettorale", dove, fra l'altro, al paragrafo 2 "Dati tratti da registri o elenchi pubblici" si prevede: "Non sono invece utilizzabili per la propaganda elettorale altre fonti della pubblica amministrazione, quali, ad esempio: 1) atti anagrafici e dello stato civile. I dati degli iscritti nelle anagrafi comunali della popolazione non possono essere forniti in alcun modo a privati per scopi di propaganda elettorale (tantomeno in forma elaborata di elenchi di intestatari di nuclei familiari), anche se il richiedente è un amministratore locale o il titolare di una carica elettiva".
Il garante è stato chiarissimo ed è arrivato ad affermare che i dati anagrafici "non possono essere forniti" nemmeno ai "titolari di una carica elettiva". 
Sulla base di questa chiara e perentoria disposizione, si può ritenere che sia illegittimo l'uso elettorale dei dati anagrafici da parte del sindaco.
Il Sindaco, così come qualsiasi candidato nella competizione elettorale, potrà richiedere ai sensi dell’articolo 51 del d.P.R. 20 marzo 1967, n. 223, copia delle liste elettorali presentando apposita richiesta scritta, precisando l’uso concreto che intende fare dei dati ottenuti (propaganda elettorale) ed escludendo l’uso per finalità diverse da quelle dichiarate.

30 Aprile 2024                  Andrea Dallatomasina 

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