Utilizzo dei proventi derivanti dalla vendita di diritti edificatori

La formulazione utilizzata nel quesito fa ritenere che lo stesso faccia riferimento ai diritti edificatori che rappresentano la potenzialità edificatoria di un’area (o lo ius aedificandi di un terreno), diritti che secondo la prevalente giurisprudenza rappresentano un diritto assoluto, possono essere commercializzati, sono da ritenere assimilabili ad un diritto reale immobiliare e, se di proprietà del comune, configurano beni patrimoniali disponibili.

Tanto premesso i proventi derivanti dalla vendita di tali diritti rappresentano, a parere dello scrivente, il ricavo di una alienazione patrimoniale, ed in quanto tali possono essere destinati esclusivamente alla copertura di spese di investimento ovvero, in assenza di queste o per la parte eccedente, per la riduzione del debito (articolo 1, comma 443, della legge n. 228/2012; articolo 199 del TUEL 18 agosto 2000, n. 267); la finalizzazione di ricavi di tal genere comprende qualsiasi spesa di investimento che comporti un incremento patrimoniale, e non solo gli investimenti cui possono essere destinati i proventi derivanti dal rilascio dei titoli edilizi a norma dell’articolo 1, comma 460, della legge 11 dicembre 2016, n. 232 (legge di bilancio 2017).

Stante la natura dei diritti in questione come più sopra succintamente riepilogata si ritiene che la alienazione degli stessi debba essere ricompresa nel piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari da allegare al bilancio di previsione ai sensi dell’articolo 58 del d.l. 25 giugno 2008, n. 112, convertito nella legge n. 133/2008.

06 maggio 2024                      Ennio Braccioni

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