Ingiustificata erogazione di denaro ad un pubblico dipendente

MASSIMA

“La percezione di emolumenti non dovuti da parte dei pubblici dipendenti impone all'Amministrazione l'esercizio del diritto a ripetere le relative somme, ai sensi dell'art. 2033 c.c.. Il recupero è atto dovuto, privo di valenza provvedimentale e costituisce il risultato di attività amministrativa di verifica e controllo.

In tali ipotesi, l'interesse pubblico è non solo concreto ma anche attuale, per cui la decisione di procedere al recupero non richiede nemmeno una approfondita motivazione, sia perché, come sottolineato, si tratta di attività vincolata e non discrezionale; sia in quanto, a prescindere dal tempo trascorso, l'indebita erogazione di denaro pubblico produce di per sé un danno per l'Amministrazione ed un vantaggio ingiustificato per il dipendente”(così, da ultimo, T.A.R. Sardegna, Sez. I, n. 794 del 2018). Nel caso di ingiustificata erogazione di denaro ad un pubblico dipendente, anche l'affidamento e la buona fede di quest’ultimo non sono di ostacolo al doveroso ristoro dei maggiori emolumenti percepiti; né può esigersi una motivazione rafforzata, ossia ulteriore rispetto al mero accertamento dell’indebito, specie laddove, come è avvenuto nel caso in esame e come si ricava dalle censure esposte nel ricorso, la contestazione non coglie i presupposti oggettivi del diritto azionato ma le sole ragioni soggettive che, nell’ottica del gravame, dovrebbero opporsi alla sua esecuzione mediante il provvedimento di recupero.