Approfondimento sulle modifiche al Codice dei Contratti previste dal “Dl Infrastrutture”
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Dopo la consulta si riaprono i processi sulla trattenuta del 2,5% ai pubblici dipendenti
Servizi Comunali Trattamento economicoApprofondimento di Alessandro Russo
DOPO LA CONSULTA SI RIAPRONO I PROCESSI SULLA TRATTENUTA DEL 2,5% AI PUBBLICI DIPENDENTI
Alessandro Russo
Dopo la sentenza della Corte costituzionale n. 213/2018 che ha dichiarato non fondata la questione di costituzionalità sulla disciplina del passaggio dei dipendenti pubblici assunti dopo il 2001 dal regime del TFS a quello del TFR, si sono riaperti le decine di processi sospesi in sua attesa.
La prima decisione successiva a quella della Consulta è la sentenza della Corte d’Appello di Milano n. 1924/2018, pubblicata il 14/12/2018.
Il Collego, riformando il primo grado, accoglie le richieste del Comune, che nel 2016 era stato condannato a risarcire ai dipendenti assunti dopo il 31/12/2000 il contributo del 2,5%.
È stata proprio questa prima condanna che ha spinto le organizzazioni sindacali ed agire in difesa degli iscritti, richiedendo al datore di lavoro pubblico il rimborso del contributo soppresso dall’entrata in vigore del regime del TFR.
Nelle motivazioni il Collegio ambrosiano dichiara di condividere ed aderire alle tesi espresse nelle sentenze n. 1441/2017 della Corte d’Appello di Milano e n. 2013/2018 della Corte costituzionale, che affermano entrambe come la decurtazione della retribuzione lorda in misura pari all’ammontare del contributo soppresso sia scelta contabile obbligata; oltreché l’approdo di un percorso negoziale volto a salvaguardare la parità di trattamento retributivo. Infatti se si fosse equiparata la retribuzione lorda tra lavoratori in regime di TFR e lavoratori in regime di TFS si sarebbe alterato il punto di equilibrio individuato in sede negoziale, determinando un irragionevole vantaggio in favore dei lavoratori in regime di TFR.
Il principio dell’invarianza della retribuzione netta mira allora a garantire la parità di trattamento, nell’ambito di un disegno graduale di armonizzazione, e non contrasta col principio costituzionale di uguaglianza.
Su queste basi la Corte d’Appello di Milano ritiene non fondata la pretesa di restituzione della trattenuta del 2,5% concessa in primo grado ai dipendenti.
Dopo questa ulteriore decisione decine di processi in tutta Italia o verranno dichiarati estinti per la sopravvenuta assenza dell’interesse all’azione, come di fatto sta accadendo, o vedranno soccombere le ragioni dei dipendenti pubblici sotto il peso delle nuove argomentazioni del datore di lavoro pubblico.
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