Approfondimento di Matteo Barbero

Ristrutturazione debiti comunali

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di Barbero Matteo
29 Aprile 2019

Approfondimento di Matteo Barbero                                                                                                     

Ristrutturazione debiti comunali

Matteo Barbero

Debito comunale da ristrutturare. La richiesta arriva dall’Anci, che nella recente audizione sul Def ha rilanciato un tema da tempo in cima all’agenda degli enti locali, ma sul quale finora si sono registrati pochi risultati concreti. 

A livello macroeconomico, i municipi sono oggi assai meno indebitati che in passato (parliamo di circa 40 miliardi di euro), con un’esposizione in continuo calo (erano 50 miliardi solo nel 2010). Numeri lontani anni luce da quelli del debito statale, ma inferiori anche da quello di altri comparti, in primis le regioni.

La situazione, tuttavia, è molto diversa a livello microeconomico, ossia analizzando la situazione dei singoli enti e gli effetti sui rispettivi bilanci: in questa prospettiva, spesso il peso del debito è assai influente, non solo a causa degli alti tassi di interesse e dei correlati oneri da estinzione anticipata, ma anche per effetto della riduzione dei margini di manovrabilità dei conti dovuta ai tagli pregressi.

Per questo, un intervento di alleggerimento, basato su strumenti finanziari che lo Stato ha usato in diverse specifiche occasioni, appare, da un lato, alla portata del sistema, vista la dimensione contenuta delle cifre in gioco rispetto a quelle della finanza pubblica, ma dall’altro lato potrebbe essere decisivo ed assai più efficace di altre misure con oneri finanziari paragonabili.

Alcuni primi segnali di attenzione si ritrovano nella manovra 2019, che ha disposto la ristrutturazione dei mutui Mef gestiti da Cassa depositi e prestiti: un’operazione che, scrive l’Anci,  permetterà l’applicazione dei tassi di interesse correnti, ben più favorevoli di quelli storici. Si tratta di una misura significativa ma limitata; il valore complessivo dei mutui in questione ammonta infatti a 2,2 miliardi di euro, rispetto agli oltre 30 miliardi in capo alla Cdp. A tal proposito, inoltre, occorre rilevare che il decreto direttoriale del Ministero dell’economia atteso entro il 28 febbraio 2019, che avrebbe dovuto definire i contorni dell’operazione, non è stato ancora emanato.

Soluzioni di più ampio respiro ed incisività sono attese dal confronto che potrà essere rilanciato nell’ambito del tavolo tecnico tra Governo ed enti locali previsto dal “decreto Semplificazioni”, di i sindaci suggeriscono la sollecita costituzione. In passato, Anci ha già formulato delle proposte operative, in parte ricalcate su meccanismi già sperimentati per il debito regionale. In particolare, l’idea è quella di  procedere all'estinzione anticipata, totale o parziale, di passività onerose derivanti dai mutui e prestiti obbligazionari in essere mediante la contrazione di nuovi mutui o con emissione di prestito obbligazionario, in presenza di condizioni di rifinanziamento che consentano una riduzione del valore finanziario delle passività totali a carico degli enti stessi. In alternativa, si propone di differire il pagamento delle rate dei mutui la cui incidenza complessiva sulle entrate correnti medie dell’ultimo triennio disponibile sulla base dei certificati dei rispettivi rendiconti, comprensiva degli interessi, sia superiore ad una certa soglia, senza applicazione di sanzioni e interessi, sulla base della periodicità di pagamento prevista nei provvedimenti e nei contratti regolanti i mutui stessi e senza cumulo di pagamenti riferiti a più annualità nel medesimo esercizio finanziario.

19 aprile 2019

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