Anteprima di un'analisi - che verrà presentata a Bologna il 28/1 - svolta a partire dai dati SIOPE sullo stato dell'arte delle Unioni di Comuni alla fine del 2014
A voler considerare gli scopi che, negli atti costitutivi, le Unioni di Comuni si prefiggono non c’è che da essere interamente d’accordo: condivi-sione delle competenze e delle risorse umane, razionalizzazione della spesa, sviluppo del territorio, e via dicendo…
Se, tuttavia, si prendono in esame i risultati delle esperienze avviate dalle Unioni di Comuni (in seguito anche UdC) a partire dall’inizio del millennio ed, in particolare, nell’ultimo quadriennio, da quando cioè le gestioni associate sono diventate obbligatorie per i Comuni con meno di 5000 abitanti, qualche dubbio sulla riproducibilità su larga scala dei modelli di Unioni di Comuni noti diventa più che legittimo ed, anzi, doveroso.
Una situazione che determina critiche autorevoli
E, del resto, è lo stesso Presidente dell’ANCI, Fassino, a prendere le distanze da un modello di UdC che il suo predecessore, Del Rio, aveva ereditato e ribadito con la legge n. 56 del 7 aprile 2014. Infatti non più di 4 mesi fa, Piero Fassino dichiarava:
“Lo strumento per favorire l’aggregazione dei Comuni c’è: sono le Unioni Comunali, che consentono di associare i Comuni senza metterne in discussione l’esistenza e l’identità. Quel che non c’è è una legge adeguata: l’attuale è infatti farraginosa e poco incentivante. E questo spiega perchè il numero delle Unioni costituite è ancora limitato. Eliminare dai vincoli del Patto di stabilità i Comuni che si associano in Unioni sarebbe un buon passo in avanti. Anche per questo l’Anci – che da tempo sollecita riforme che favoriscano le aggregazioni tra Comuni - ha avviato con il ministero delle Autonomie Locali la elaborazione di una nuova legge sulle Unioni che, rendendone la formazione semplice e conveniente, consenta la diffusione delle Unioni su tutto il territorio nazionale” (www.anci.it del 15 ottobre 2014).
Riservandoci di tornare in altra occasione sull’argomento e di prendere in esame, una volta nota, la proposta dell’ANCI, conviene in questa sede tratteggiare in estrema sintesi i profili rinvenibili nella realtà delle UdC a fine 2014.
Le fonti informative
La possibilità di disporre di informazioni aggiornate, sulle UdC come sui Comuni, le Province, le Regioni etc.., è dovuta alla più rilevante iniziativa OPEN DATA messa in campo dalla pubblica amministrazione italiana con il SIOPE - Sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici, un servizio realizzato da Bankitalia e Ragioneria Generale dello Stato (www.siope.it).
I dati SIOPE sono preziosi, insostituibili, aggiornatissimi, ma si occupano solo dei flussi finanziari di incassi e pagamenti degli Enti monitorati.
Altre fonti informative istituzionali e di rango nazionale sulle UdC, se si eccettua la banca dati sui certificati di conto consuntivo del Ministero dell’Interno, che però pubblica i suoi dati con un ritardo di circa 14 mesi (peraltro abbastanza fisiologici trattandosi di bilanci e non di rendiconti di cassa) non ve ne sono.
L’ISTAT, mentre continua ad occuparsi dei bilanci delle Comunità Montane, ignora del tutto il fenomeno delle Unioni di Comuni che pure sono Enti locali a tutti gli effetti, sia pure di secondo livello, lo stesso livello al quale sono state collocate le nuove Province.
Le Regioni, fatte salve le solite eccezioni, non sono da meno.
Ha provato a ritagliarsi un ruolo sull’informazione relativa alle UdC Ancitel, società in house di ANCI, con www.comuniverso.it, ma l’iniziativa non deve aver avuto grandi appoggi dall’Associazione di riferimento se si limita a tenere – e a fatica – solo il conto dei Comuni che aderiscono alle UdC, senza approfondire se si tratti di un’adesione effettiva o solo di facciata.
Se si vuole conoscere sulle UdC più di quanto SIOPE e Mininterno consentono, vale a dire quali e quante sono le UdC che effettivamente operano, quali sono le attività sulle quali si concentrano, quanti sono i Comuni che aderiscono e quale la popolazione complessivamente servita, bisogna affidarsi ad una ricostruzione acribiosa degli scenari anno per anno, e senza avere mai avere le certezze che un’informazione istituzionale garantirebbe.
Lo stato dell’arte sulle UdC
Fatta questa lunga ma doverosa premessa, il quadro delle UdC alla fine del 2014 - anno in cui il processo di associazione di tutti i Comuni < 5000 abitanti avrebbe dovuto completarsi - è il seguente.
I dati SIOPE consentono un’analisi dei pagamenti solo per “fattori di produzione” (“Interventi”, nel linguaggio degli addetti), a volte integrati da indicazioni utili a far comprendere la missione, la finalità della spesa. Così abbiamo selezionato, a livello nazionale e per singole aree geografiche, alcune voci di spesa, anche aggregandole, al fine di evidenziare, per quanto possibile, macro-ambiti di attività delle UdC.
In tal modo si riesce a disporre di indicatori solo per quelle attività che generano costi esterni quali, ad esempio, la gestione dell’ambiente, i servizi sociali, i servizi scolastici. Non si presta, dacchè la spesa per il personale è indistinta e non ripartita per missioni, a rilevare quelle attività “labour intensive” quali, ad esempio, quelle della polizia municipale, delle attività di amministrazione generale delle UdC, della pianificazione, etc..
La tabella sotto-riportata mostra che le UdC:
|
ITALIA |
NORD OVEST |
NORD EST |
CENTRO |
SUD |
ISOLE |
Personale |
25,6% |
25,9% |
31,4% |
23,0% |
6,2% |
14,0% |
Beni e materiali di consumo |
2,4% |
3,1% |
1,7% |
4,1% |
1,2% |
1,4% |
Servizi di smaltimento rifiuti |
14,6% |
13,7% |
6,6% |
13,0% |
51,5% |
39,4% |
Mense e servizi scolastici |
5,6% |
4,2% |
7,4% |
4,8% |
3,0% |
1,3% |
Ricovero in strutture per bisognosi |
3,1% |
5,5% |
3,6% |
0,7% |
2,0% |
2,4% |
Altri contratti e spese per servizi |
19,8% |
12,8% |
16,3% |
30,9% |
23,0% |
22,6% |
Trasferimenti correnti a Comuni |
5,1% |
7,8% |
5,3% |
4,7% |
1,7% |
1,1% |
Trasferimenti correnti a famiglie |
2,9% |
1,8% |
3,8% |
2,5% |
1,5% |
2,9% |
Altri pagamenti |
20,9% |
25,2% |
23,9% |
16,3% |
9,9% |
14,9% |
TOTALE |
100,0% |
100,0% |
100,0% |
100,0% |
100,0% |
100,0% |
Quante tipologie di Unioni?
Emergono, nel corso dell’analisi sulle UdC, diverse anime o vocazioni. Abbiamo UdC – di solito di dimensioni robuste sia sul piano demografico che su quello finanziario, presenti soprattutto nel Nord Est - che nascono senza aver alcuna intenzione di interferire con l’operatività interna di ciascun Comune associato, ma solo per diventare uno strumento di sviluppo dei territori Comunali intesi come un unico sistema; abbiamo UdC a vocazione “mutualistica”, presenti per lo più nel Nord Ovest, dove alcune funzioni comunali possono essere assicurate (vedi Polizia municipale o servizi sociali) solo associandosi; vi sono poi UdC che di fatto sono aziende speciali “camuffate” da Ente locale, dedite ad un servizio in particolare (per lo più l’ambiente); vi sono infine le UdC in attesa di eventi.
Abbiamo infine (ma sono le più rilevanti) le UdC dell’Emilia Romagna, che fanno storia a sé e rappresentano il modello più avanzato di ricerca di un nuovo modo di fare “governo locale”: modello interessante, anche per il livello elevato di investimento “sistemico” (in termini di partecipazione istituzionale, di risorse finanziarie e progettuali, di capitale umano utilizzato, di risultati conseguiti) rilevabile sull’intero territorio regionale, ma difficilmente replicabile e non esente da qualche ombra.
Conclusioni provvisorie e propositi
Le sintetiche e disordinate considerazioni sin qui svolte rendono quando meno evidente la necessità di dare una risposta adeguata all’esigenza di informazione sullo stato dei Comuni e delle loro esperienze associative.
Per questo motivo, stante ancora la relativa latitanza delle istituzioni pubbliche, l’idea di costituire, con la “Posta del Sindaco” un centro di raccolta ed elaborazione di materiali informativi utili sulla realtà delle dinamiche della cosiddetta intercomunalità, ci sembra meritevole di considerazione e di adesione da parte di soggetti, pubblici e privati, che guardano con interesse ai processi di aggregazione in atto o possibili tra le varie realtà territoriali.
Nicola Melideo
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