Il Dl arriva all’esame finale del Senato ma spacciatori, abusivi e graffitari già nel mirino dei sindaci
Primi daspo urbani tra polemiche I sindaci allagano le zone tutelate (di Francesco Grignetti su “La Stampa” dell’11 aprile 2017)
Il Decreto legge Minniti sulla sicurezza urbana con i nuovi poteri assegnati ai sindaci sembrerebbe - secondo quanto riportato dall’articolo de “La Stampa” - aver incontrato il favore di molti primi cittadini, anche se non di tutti. Non mancano però le critiche delle forze politiche. Da destra si accusa il provvedimento di eccessiva “timidezza” e si ritengono non abbastanza efficaci i nuovi strumenti di ordinanza e di Daspo urbano - ovvero di allontanamento temporaneo da un determinato luogo - che saranno nella disponibilità dei sindaci. Dalla sinistra a sinistra del Pd il provvedimento viene definito “orribile e classista”. E’ in particolare questa ultima critica, ad essere rimandata al mittente dal ministro dell’Interno Marco Minniti: «Non è affatto una provvedimento illiberale. E non è classista. Quest’idea che il decreto serva ai sindaci per ripulire i centri storici delle città, confinando i marginali ancora più ai bordi, significa non avere letto il decreto». In realtà - precisa l’articolo - la nuova legge si limiterebbe ad affiancare i sindaci ai prefetti. Gli verrà data la possibilità di partecipare al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza e, di intesa con i prefetti, potranno individuare delle aree critiche della città da ricomprendere in speciali ordinanze il cui rispetto sarà affidato alle forze di polizia nazionali e locali. L’ordine di allontanamento per eventuali trasgressori spetterà al questore e non al sindaco. Mentre per oggi si attende il voto finale del Senato sul provvedimento, i sindaci di alcune città si sono già messi all’opera, affibiando i primi Daspo. Per ora principalmente spacciatori, writers (a Milano) e occupanti abusivi (a Bari). A Gallarate poi, in provincia di Milano, il sindaco leghista si è distinto per aver già comminato ben 10 “daspo”. Sono inoltre in preparazione in alcuni Comuni delle ordinanze contro la prostituzione in alcune zone urbane, ad esempio a Firenze, Prato e Bergamo. A Roma si parla addirittura di un’ordinanza estesissima che riguarderebbe tutto il centro storico e le zone della movida di Trastevere, Testaccio e Pigneto, con in più un capitolo a parte per i venditori abusivi che cingono d’assedio il Vaticano. Mentre a Napoli, il sindaco Luigi De Magistris capeggia il fronte dei primi cittadini dubbiosi o apertamente contrari al provvedimento: «Se ci sarà una interpretazione costituzionalmente orientata produrrà effetti positivi, altrimenti ci sarà un’ondata di tipo sicuritaria e antidemocratica e avremo dei sindaci sceriffi».
“Chi critica non ha mai governato una città” intervista a Matteo Ricci, sindaco di Pesaro (di Andrea Carugati su “La Stampa” dell’11 aprile 2017)
Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e vicepresidente del Partito democratico saluta con favore le nuove norme: «Il ministro ha accolto proposte che noi sindaci facevamo al Governo da almeno due anni: i cittadini chiedono a noi di intervenire su degrado e abusivismo, e finalmente adesso abbiamo in mano alcuni strumenti». Secondo Ricci non esiste un rischio ”sindaci-sceriffi”, perché i primi cittadini sarebbero ben consapevoli di come la sicurezza sia competenza delle forze dell’ordine. Mentre è invece utile che su alcune questioni di ordine pubblico che affliggono le città - occupazioni abusive, luoghi frequentati da spacciatori, finti parcheggiatori, questuanti molesti - i sindaci possano avere degli strumenti in aiuto, “anche se il decreto non risolve tutti i problemi”. Giudizio positivo anche sul controverso Daspo, che consente di colpire chi è recidivo per alcune fattispecie di reato impedendogli di sostare in alcune aree della città per un periodo fino a tre mesi. «Le critiche a queste norme arrivano da chi non ha mai governato una città. Chi amministra sa di cosa parliamo».
“Un rischioso palliativo impossibile da applicare” intervista a Federico Pizzarotti, sindaco di Parma (di Andrea Carugati su “La Stampa” dell’11 aprile 2017)
Critico, anche se non su tutto il contenuto del Decreto Minniti, il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti: «Il Daspo urbano è una misura inapplicabile. Lo definirei un palliativo rischioso, i piccoli criminali saranno i primi a capire che non funziona e se ne approfitteranno». Impossibile da mettere in pratica secondo il sindaco che, a titolo di esempio, immagina il caso di un soggetto allontanato da un determinato spazio, come potrebbe essere un parco pubblico. Visto che il soggetto colpito da Daspo urbano non sarebbe sottoposto a nessun provvedimento restrittivo specifico, come fare a controllare che non ritorni nel parco che gli è stato interdetto, lo si segue tutto il giorno, si presidia il parco H24? Impossibile, anche perché mancherebbero le risorse per operazioni del genere. Non tutto il decreto sarebbe però da bocciare a giudizio di Pizzarotti, che apprezza il fatto che il ministro abbia accolto alcuni dei suggerimenti avanzati da tempo dall’Anci: «Credo sia giusto dare più poteri ai sindaci. Le norme contro il bivacco e i parcheggiatori abusivi, ad esempio, mi paiono buone».