La Rivista del Sindaco


CAMBIA LA LEGGE SUI PARCHI TRA MOLTE POLEMICHE

Territorio e governo locale
di La Posta del Sindaco
28 Marzo 2017

La legge è approdata alla Camera. Il fronte ambientalista profondamente diviso

La riforma delle polemiche cambia il futuro dei parchi (di Giorgia Marino su “La Stampa” del 28 marzo 2017) 
La Legge quadro sulle aree protette, la 394 del 1991 considerata dai più come una grande conquista dell’ambientalismo italiano, è in procinto di essere revisionata dopo aver superato lo scorso novembre l'esame del Senato, poi quello della commissione Ambiente ed essere infine approdata alla Camera l’altro ieri. Non sono però nel frattempo diminuite le polemiche che hanno diviso lo stesso mondo ambientalista e hanno portato a valutazioni contrapposte su meriti e demeriti della riforma. Ad esempio Wwf, Lipu e Italia Nostra parlano di “inversione di rotta rispetto al percorso virtuoso intrapreso 25 anni fa dalla storica legge”. Vale la pena ricordare che, in effetti, grazie a quella legge l’Italia riuscì a colmare il gap che la separava dalla maggior parte degli altri Paesi europei, raggiungendo l’obiettivo del 10% di territorio nazionale messo sotto tutela ambientale. Tutto sommato positivo invece il giudizio dato da Legambiente sulla revisione della legge: secondo Ermete Realacci - che dell’associazione è stato a lungo presidente e attualmente è parlamentare in quota Pd nonché presidente della commissione Ambiente e territorio - la legge raggiunge l’obiettivo prefissato che era quello di rendere le aree protette “un modello di sviluppo per l’intero Paese, incrociando natura e cultura, coniugando la tutela e la valorizzazione del territorio e delle biodiversità con la buona economia, sostenibile e più a misura d’uomo”. Insomma una idea di tutela del territorio all’interno delle aree protette che non escluda le finalità economiche, ma che anzi coinvolga a pieno titolo le comunità locali, intendendo sia le Amministrazioni ricadenti all’interno dei confini dei Parchi che i portatori di interessi privati, come ad esempio agricoltori, pescatori e operatori turistici. «Un coinvolgimento imprescindibile - commenta Realacci - soprattutto per la conformazione frammentata del territorio italiano: qui da noi, senza le comunità, il parco non si può fare». Molto preoccupata è apparsa invece una larga fetta delle altre associazioni ambientaliste che teme sia il possibile prevalere degli interessi economici dei privati sulle ragioni della tutele ambientale, sia l’impreparazione di potentati e politici locali in materia di aree protette. Secondo il Wwf, ad esempio, lo spostamento della governance delle aree protette dallo Stato al livello locale - contraddicendo peraltro quanto previsto dalla Costituzione - indebolirebbe fortemente la tutela degli interessi generali, che sarebbero senz’altro meglio garantiti dallo Stato. Non piace, inoltre, il fatto che per i direttori e i presidenti di parchi non sia stato previsto, come requisito necessario, il possesso di specifiche competenze in materia. Se i punti di criticità esistono - conclude l’articolo - ci sono però anche alcune novità di rilievo: l’introduzione di un Piano nazionale triennale per favorire la concertazione tra Regioni e Governo; il rafforzamento dei divieti di ricerca ed estrazione degli idrocarburi, ora esteso anche alle zone contigue ai parchi.
 
 

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