Con attività in ripartenza, nonni isolati e scuole ancora chiuse si è subito capito che per molti genitori non avere qualcuno a cui lasciare i propri figli è diventato un problema sempre più grande. L’avvicinarsi dell’estate, con tutte le misure che di certo faranno cambiare il volto di questa stagione, ha portato numerose parti a richiedere al Governo un aiuto anche a questo riguardo, magari con l’apertura di centro estivi, organizzati dai Comuni, cooperative, associazioni e fattoria didattiche.
Per ora il Governo sembra già ben disposto ad estendere l’utilizzo dei voucher per queste attività, ma si rimane in attesa del Comitato tecnico e scientifico per l’emergenza da Covid-19, il cui parere in merito alla proposta presente nel documento di lavoro che il dipartimento della Famiglia ha elaborato sarà fondamentale.
Si spera quindi di creare un progetto educativo e sociale dedicato ai minori che sia in grado di alleviare i problemi delle famiglie con figli, sempre nel rispetto delle regole di sicurezza. Poiché si spera che tali attività all’aperto comincino già dal 18 maggio mentre dal mese di giugno i centri estivi tradizionali, si dovrebbe intervenire per modificare il Dpcm del 26 aprile, con l’applicazione di nuove regole e protocolli di sicurezza. Il rischio di contagio però rimane, quindi per scongiurarlo si immaginano paletti imposti agli organizzatori, che frenerebbero la partenza di tali attività.
In campo ci sono già fondi da dedicare ai centri estivi: 35 milioni utilizzabili tramite i bandi di prossima uscita “Educhiamo” e “Giochiamo”, mentre si prevedono altri 150 milioni di euro che il Governo metterà a disposizione con il Dl Rilancio.
L’anno scorso l’intero settore, vedeva oltre migliaia di operatori impegnati nella gestione di campi, attività summer school, grest e attività delle più svariate tipologie, in particolare per i bambini tra 13 e i 14 anni. Il solo Centro sportivo italiano (Csi) ha permesso l’attività di centri estivi nei campi sportivi, impianti, palestre, scuole e parrocchie, grazie a quasi 5.000 educatori sportivi o animatori, per un numero di bambini superiore a 55.000. Stefano Gobbi, il responsabile della comunicazione, ha dichiarato che “Stiamo lavorando con il dipartimento di igiene e protezione dell'università Cattolica per definire le schede tecniche con le quali proporre in sicurezza attività di movimento ai bambini, senza snaturare il linguaggio sportivo. Vorremmo farci trovare pronti con una nostra proposta da presentare sull'intero territorio italiano.” Ammettendo che la maggior difficoltà riguarderà la gestione dei controlli sanitari, il Csi si sta adoperando per ottenere una copertura assicurativa per dipendenti e partecipanti, nella speranza che nuovi spazi pubblici siano messi a loro disposizione per gestire i gruppi più piccoli.
Si spera anche in regole forti ed uniformi da parte dello Stato, e che non lascino troppo spazio di interpretazione ai furbetti delle Regioni, sempre in agguato in questi casi, come sottolinea la presidente di Legacoopsociali, Laura Vanni. La Vanni ha affermato che “i territori non sono tutti uguali, i bisogni sono diversi e anche le condizioni socio-economiche”, ed anche in virtù di questo, il gruppo Infanzia e adolescenza di Legacoop si è attivato da diverse settimane per riprogettare i servizi per l’infanzia, attivando accordi con alcuni territori, proponendo progetti all’aperto o a distanza a piccoli gruppi. Nel complesso un altro carico di lavoro per gli enti locali, già impegnati in diversi fronti e che ancora attendono linee guida da rispettare per i Comuni stessi.
Ricevi via email i nuovi contenuti pubblicati nel portale
In collaborazione con:
