Slot machine ridotte del 30% e sale gioco dimezzate. Probabile ratifica l’11 maggio
Dopo oltre un anno di discussioni e continui rinvii sulla riforma del settore del gioco d’azzardo, sembrerebbe finalmente raggiunto un accordo, anche se probabilmente destinato a non accontentare tutti. L’intesa, raggiunta ieri in Conferenza unificata, potrebbe porre fine ad una querelle che ha visto il Governo, accusato da molti di essere un “biscazziere” più interessato ai proventi derivanti dalle tasse sul gioco che non alla salute dei cittadini, contrapposto alle associazioni “no slot” e soprattutto alle Regioni e ai Comuni impegnati nel cercare di porre un argine ad un fenomeno dalle dimensioni preoccupanti e che, con le ludopatie, sconfina nell’emergenza sociale e sanitaria. Peraltro, se da una parte il gioco d’azzardo legale assicura un gettito fiscale importante, dall’altra aumentano i costi da sostenere per assistenza medica e sociale agli affetti da ludopatia. Sui contenuti dell’accordo segnaliamo l’articolo “Giochi, slot machine via dai bar in tre anni niente sale a meno di 150 metri dalle scuole” (di Andrea Bassi su “Il Messaggero” del 5 maggio 2017).
Un’offerta che probabilmente verrà definita da molti come “di compromesso”, ma che viene rivendicata come un “successo delle ragioni dei sindaci” dall’Anci e difesa da chi l’ha presentata: «Il documento - sottolinea il il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta - è il risultato di un lungo lavoro con gli enti locali e con l’associazionismo. Tutti i problemi posti in questi mesi dai sindaci, dalle Regioni, dagli operatori del settore e dalle associazioni di volontariato hanno trovato risposta». Tra i principali punti dell’accordo raggiunto in Conferenza unificata figurano le slot machine via dai bar entro tre anni e un taglio immediato, entro la fine del 2017, di 142mila macchinette (pari al 35% di quelle in attività). Un sostanziale dimezzamento delle sale da gioco oggi esistenti, che vedrà sopravvivere soltanto quelle che avranno ottenuto una certificazione di “classe A”. Ai sindaci verrà riconosciuta la possibilità di imporre alle nuove sale un limite di distanza minima di 150 metri dai luoghi “sensibili”: scuole, luoghi di culto e Sert (Servizi per le tossicodipendenze); potranno inoltre imporre una chiusura quotidiana delle sale di sei ore massimo, anche divisa per fasce orarie. L’accordo potrebbe essere ratificato nella riunione straordinaria della Conferenza unificata del prossimo 11 maggio e, in tal caso, il Governo sarebbe orientato a presentare un emendamento alla manovrino attualmente in discussione per anticipare al 2017 il taglio delle slot machine. Si passerebbe quindi dalle attuali 407mila macchinette mangiasoldi a circa 264mila: le prime a essere eliminate sarebbero le circa 17mila presenti nei cosiddetti esercizi “generalisti” - come stabilimenti balneari, ristoranti e circoli privati - e altre 125mila dovrebbero sparire immediatamente da bar e tabacchi. Chi vorrà mantenere le macchinette dovrà sottoporsi a una serie di regole stringenti, tra le quali l’accesso alle sale con controllo dei documenti, la formazione degli operatori per mettere in guardia dai rischi del gioco eccessivo, la presenza di sistemi di video-sorveglianza. Alla fine si prevede che il numero complessivo di sale gioco in attività dovrebbe essere pari alla metà di quello attuale. I bar e tabacchi con certificazione di “classe A” non dovrebbero essere più di 30mila, poi ci saranno 10mila agenzie e negozi dedicati prevalentemente al gioco pubblico, 5mila sale giochi e 3mila sale slot.
Per riassumere la posizione espressa dall’Anci, segnaliamo l’intervista al suo presidente dal titolo “Decaro: più controlli, vittoria dei sindaci” (di Francesco Di Frischia sul “Corriere della Sera” del 5 maggio 2017)
«La considero una vittoria dei sindaci sulle slot machine, che in tre anni diminuiranno dalle attuali 96mila a 48mila» così Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci, si esprime sul testo uscito dalla Conferenza unificata di ieri. Giudizi positivi sulla possibilità riconosciuta ai sindaci di intervenire su distanza minima e orari di apertura delle sale giochi e sul fatto che sarà ammessa una sola tipologia di sala - e non due come contemplato dalla prima versione della riforma - con requisiti di sicurezza da rispettare molto rigidi. Decaro ritiene la distanza di 150 metri un “buon compromesso” anche perché, sulla base di alcune simulazioni fatte, se si fosse aumentata la distanza si sarebbe rischiato di “togliere tutte le sale giochi dalle città, facendo così lievitare il gioco clandestino”. Inoltre, commenta il presidente Anci, saranno destinate a sparire tutte le macchinette dagli angoli di bar e tabacchi che non potranno destinare loro una grande sala apposita. In più, tra i requisiti richiesti che renderanno le sale “sicure e super controllate, anche dalla questura”, ci saranno il divieto di accesso ai minorenni, un sistema di video-sorveglianza, la possibilità di usare la tessera sanitaria per essere identificati e l’obbligo per il personale di informare i clienti sui rischi legati al gioco. «Inoltre, chi frequenta la stessa sala più volte nella stessa giornata sarà segnalato ai servizi sociali - sottolinea Decaro - e i criteri severi per la presenza delle slot nelle sale giochi varranno anche per le sale bingo. Così ci saranno strumenti più efficaci per combattere la ludopatia che ha avuto effetti sociali devastanti».