Gli obblighi tributari pesano e creano una forte pressione sul sistema fiscale italiano, anche in condizioni normali, e a questi ora si andranno ad aggiungere gli adempimenti scaturiti per far fronte all’emergenza Covid. Una situazione che ha generato caos e disagio, non solo per le necessarie misure atte a contenere gli effetti della pandemia globale sull’economia nazionale, ma anche per la quantità e l’approssimazione di esse, che portano a rincarare il peso sul nostro sistema tributario già complesso.
Ovvio che l’emergenza sanitaria ha richiesto una reazione pronta e il più celere possibile, e la velocità mal si sposa con la precisione, ed ecco come i nuovi obblighi finiscono per aggiungere complessità e gravare su professionisti ed imprese. La paura del governo riguardante l’eccessiva perdita di gettito è stata chiara fin dal principio, quando a marzo furono concesse le prime proroghe (limitate e selettive), portando ad un nuovo calendario di scadenze per i pagamenti fiscali, che ha fatto subito discutere. Anche le scelte più recenti mostrano un esecutivo ben concentrato a tutelare le entrate statali, ma che appare meno propenso ad accogliere le richieste di aiuto di professionisti ed imprese, che anche nelle ultime settimane hanno segnalato le difficoltà scaturite dall’accavallarsi di vecchi e nuovi adempimenti, per non parlare di quelle legate agli oggettivi problemi relativi al trovare le risorse per effettuare tali pagamenti. A sottolineare la difficoltà di dialogo tra Stato e imprese, basta pensare allo sciopero indetto dai dottori commercialisti per la settimana dal 15 al 22 settembre.
Il decreto di Agosto darà un po’ di respiro ad alcuni (ma non certo tutti) grazie al rinvio del secondo acconto di novembre, che è stato prorogato al 30 aprile 2021, per i contribuenti forfettari ed Isa che risultino avere un fatturato in calo del 33% rispetto al primo semestre 2019. Ferma al 15 ottobre la notifica e riscossione delle cartelle esattoriali, mentre i soggetti fortemente colpiti dal lockdown godranno di un rinvio anche sulla seconda rata Imu. L’emergenza permarrà certo anche per i prossimi mesi, anche se la ripresa dei versamenti sospesi dal decreto Rilancio (34/2020) diventerà più morbida, grazie ad una differente possibilità di rateazione priva di sanzioni e interessi: entro il 16 settembre il 50%, divisibile in quattro rate mensili, e dal 16 gennaio 2021 il restante 50%, in un massimo di 24 rate mensili.
Il calendario delle scadenze-adempimenti rimane però denso, per tanti contribuenti, minando la già precaria stabilità del quadro generale, che secondo il Doing Business 2020 della Banca mondiale, vede il peso e incidenza degli adempimenti fiscali in Italia alla 128esima posizione (su 190 Paesi coinvolti). Si parla di 240 ore l’anno dedicate agli adempimenti, per una piccola-media impresa nel settore manifatturiero. Dato aggravato dal fatto che siamo i peggiori tra le economie avanzate.
Purtroppo di “svolta fiscale” si parla spesso e volentieri, con le tanto decantate “semplificazioni fiscali” sempre sulla bocca dei politici, in genere per pura propaganda legata ad improbabili riforme, che sono poi rigorosamente ignorate. Si continua invece, in questo periodo di emergenza come nei precedenti, a vedere una politica che ha davvero poca considerazione di queste semplificazione, che potrebbero essere invece uno dei cardini per sostenere e rilanciare il paese.
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