La Rivista del Sindaco


Criticità finanziaria degli enti locali: maggiore nel Mezzogiorno e fra gli enti di piccole dimensioni

Una ricerca dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti fotografa la situazione italiana attuale
l'Editoriale
di Cipriani Simonetta
19 Giugno 2024

 

Risale a pochi giorni fa la ricerca dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti, che aggiorna la precedente del 2017 sullo stato di crisi degli enti locali.

Una fotografia che mostra l’andamento di ripresa del fenomeno di criticità finanziaria nel corso degli ultimi anni partendo da rilevazioni basate sui dati forniti dalla Banca Dati delle Amministrazioni Pubbliche (BDAP), dalla Banca dati sulle criticità finanziarie dei comuni italiani dell’Istituto per la Finanza e l’Economia locale (IFEL), dalla Corte dei Conti e dal Ministero degli Interni.

È emersa una concentrazione quasi endemica della situazione nelle regioni del Mezzogiorno, ma con alcuni casi emergenti anche in altri territori e una prevalenza fra gli enti locali di piccole dimensioni.

Ovviamente sussiste il concorso di fattori esogeni degli ultimi tempi tra cui la crisi pandemica, quella energetica e i conflitti bellici che hanno avuto un impatto e una ripercussione sulle condizioni economiche di alcuni territori del Paese.

In 34 anni dal 1989 -anno dell’entrata in vigore della normativa sul dissesto- al 2023 sono stati dichiarati 761 dissesti, di cui 29 solo nel 2023, senza contare i fenomeni di recidiva di crisi (70 gli enti che hanno dichiarato il doppio dissesto) in quest’arco temporale così ampio. 

Circa l’84% dissesti sono al sud (633), di cui circa il 68% nelle regioni Campania (188), Calabria (209) e Sicilia (120). Al nord la percentuale di dissesti è irrisoria del 6% e al centro dell’11%

Nel 2023 ha ricominciato a salire la curva dei dissesti (quasi il 4% del totale).

Dal 2012 anno di introduzione dell’istituto del “predissesto o riequilibrio” al 2023 sono 556 le procedure di riequilibrio finanziario pluriennale di cui 44 solo nel 2023 e anche in questo caso le criticità di concentrano al Sud (52%) e Isole (22%) mentre al nord si attestano al 14% e al centro al 13%.

I comuni interessati da queste procedure di dissesto e predissesto, considerati i casi di recidiva, sono 973, vale a dire il 12% circa dei 7896 comuni italiani. 

La fotografia dello stato attuale, alla data di rilevazione del 4 aprile 2024 secondo i dati IFEL mostra 213 dissesti nello stato “aperto” e riguardano il 5% circa della popolazione italiana, di cui 4 hanno dichiarato il default, ancora in corso, dal 2015.

257 invece sono gli enti locali attualmente in stato di “predissesto”, che lungo lo Stivale sembrano delineare una situazione ancora “particolarmente delicata nell’area Centro e Sud (Lazio 35 - Campania 43 - Calabria 26) e in Sicilia (43)”. Ancora, in Puglia si annoverano 22 enti e in Piemonte 16. In Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Sardegna non sussistono situazioni di predissesto, ma virtuosi sono pure il Trentino Alto Adige, il Veneto e le Marche, con un solo caso per ciascuna di tali regioni.

Il dato interessante è che la maggior parte dei riequilibri finanziari pluriennali riguardano i comuni sotto a 5 mila abitanti (53%, di cui il 28% sotto a 2 mila) concentrati al sud (50%), mentre il 29% riguarda i comuni fino a 15 mila e solo 2% per i comuni sopra i 100 mila abitanti.

Lo Studio dei Dottori Commercialisti rileva inoltre che dai dati emerge che più del 30% di procedure di riequilibrio si sono trasformate in dissesto e ciò è sintomo dell’incapacità di arrestare il fenomeno, “perché in alcuni casi intervengono situazioni croniche e critiche”. La mappatura mostra inoltre la concentrazione al sud e in Sicilia dei dissesti aperti per circa il 90%, con incremento del fenomeno proprio in quest’ultima dal 2019 ad oggi. 

Premettendo che ai sensi dell’art. 244 del Tuel “un ente è in stato di dissesto finanziario quando «non può garantire l’assolvimento delle funzioni e dei servizi indispensabili» oppure «esistono nei confronti dell’ente locale crediti liquidi ed esigibili di terzi cui non si possa fare validamente fronte»”, i Commercialisti evidenziano che le condizioni di criticità derivano in primo luogo dall’incapacità di riscuotere i crediti e quindi di assicurare le risorse necessarie a garantire la sostenibilità delle spese senza generare disavanzi. Inoltre sottolineano un utilizzo poco corretto del Fondo crediti di dubbia esigibilità (FCDE), uno strumento introdotto nel 2015 per “evitare che le entrate di dubbia esigibilità, previste ed accertate nel corso dell’esercizio, possano finanziare spese esigibili nel corso del medesimo esercizio”. Esso aveva la funzione di garantire equilibri di bilancio effettivo e non meramente contabile, proprio al fine contrario rispetto a quanto avvenuto, per evitare di falsare la situazione economico-finanziaria reale mediante l’incidenza del fondo accantonato rispetto alle entrate reali.

Il rapporto conclude suggerendo di prevedere indicatori più stringenti per far emergere le situazioni di squilibrio e una revisione degli istituti a presidio degli equilibri strutturali di bilancio perché la rendicontazione economica, patrimoniale e finanziaria rappresenta il processo che dà atto della capacità di un’amministrazione pubblica di erogare servizi alla collettività. 

Propone in aggiunta l’introduzione di una sorta di rating della salute finanziaria differenziando tre livelli di indicatori: quelli di primo livello (basato sui residui attivi, passivi, anticipazioni), quelli di secondo livello (sui debiti di finanziamento, spese di personale, procedure di esecuzione forzata), quelli di terzo livello (in relazione ai debiti ai fornitori e altri parametri da prevedere). 

La ricerca suggerisce di pervenire sulla base dell’insieme di questi elementi di valutazione ad un indicatore sintetico (rating) che consenta di attribuire obblighi di controllo e gestione agli enti locali. In tal modo i Commercialisti ritengono di poter monitorare meglio lo stato di salute reale dell’ente e l’adeguatezza e la capacità dell’amministrazione di perseguire il fine pubblico ed erogare servizi ai cittadini. La ricerca propone a tal fine di potenziare i controlli di revisione interni ed esterni verso i comuni con minore densità abitativa rafforzando la collaborazione tra la Corte dei conti e l’organo di revisione dell’ente.


Articolo dell’Avv. Simonetta Cipriani
 


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