I Comuni inadempienti dovranno rimborsare la Regione, record di Palermo che dovrà restituire quasi mezzo milione
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La Posta del Sindaco
13 Febbraio 2018
In base a quanto stabilito dalla legge finanziaria regionale del 2014, i Comuni siciliani sono tenuti a spendere almeno il 2% del trasferimento complessivo ricevuto dalla Regione in “forme di democrazia partecipata”, che utilizzino cioè “strumenti che coinvolgano la cittadinanza per la scelta di azioni di interesse comune”. In altre parole, si è voluta dare ai cittadini la possibilità di proporre e scegliere alcuni progetti da finanziare. Successivamente, in base ad un emendamento contenuto nella legge regionale numero 9 del maggio 2015, si è introdotto un principio sanzionatorio che obbliga i Comuni inadempienti a restituire alla Regione, nell’esercizio finanziario successivo, la somma non impiegata per il finanziamento delle forme di democrazia partecipata. Inoltre, la Regione si riserva la facoltà di applicare delle penali nel caso in cui le spese che i Comuni hanno dichiarato di aver sostenuto per forme di democrazia partecipata si dovessero rivelare improprie. Ebbene dei 340 milioni di euro che nell’anno 2016 la Regione Sicilia ha trasferito ai suoi 390 Comuni, almeno 6.664.000 (il 2%) sarebbero dovuti essere destinati al finanziamento di forme di democrazia partecipativa. E’ successo invece che quasi due milioni - 1.834.168 euro per l’esattezza - non sono stati spesi in tal modo dai Comuni, e dovranno quindi essere restituiti alla Regione. Questo, almeno, stando a quanto dichiarato dal dipartimento delle Autonomie locali della Regione Sicilia e pubblicato, sotto forma di decreto, nella Gazzetta ufficiale della RS del 2 febbraio scorso.
Nella somma non spesa, che equivale al 27% di quanto i Comuni avrebbero dovuto complessivamente destinare alla democrazia partecipata, si possono riscontrare situazioni diverse. Ci sono Comuni che magari hanno sbagliato a rendicontare, e si trovano ora a dover restituire pochi spiccioli, ma anche altri, non pochi invero, che non hanno speso una parte rilevante di quanto avrebbero dovuto in base alla norma introdotta o, addirittura, che non hanno speso nulla. Tra questi ultimi spicca il Comune di Palermo, che dovrà restituire 443.144 euro, equivalenti al 2% degli oltre 22 milioni ricevuti in finanziamento dalla Regione. Anche Siracusa dovrà restituire integralmente il 2% del finanziamento ricevuto: ben 88.407 euro. Meglio hanno fatto gli altri capoluoghi di provincia, che hanno speso tutto il dovuto – e in alcuni casi anche di più - oppure quasi tutto: come il Comune di Messina, che dovrà restituire circa 400 euro, cioè appena lo 0,2% dell’importo da destinare a forme di democrazia partecipata, o il Comune di Trapani, che dovrà restituire circa 3 mila euro sui 42 mila dovuti.
Se si va a guardare il colore politico dei Comuni che non hanno rispettato la norma del 2%, si vede che il fenomeno è generalizzato e “trasversale” (ma i due casi più “eclatanti” – Palermo e Siracusa – sono tutti e due a guida centrosinistra). Anche alcuni Comuni amministrati dal Movimento 5 Stelle risultano però tra gli inadempienti, e questo colpisce un po’ perché, oltre ad aver sempre fatto delle forme di democrazia diretta un suo cavallo di battaglia, il Movimento si era attribuito la paternità della stessa norma del 2% e dell’emendamento che ha introdotto l’obbligo di restituzione in caso di mancata spesa. Tra le amministrazioni comunali 5 Stelle che sono state conseguenti con la battaglia portata avanti nel consiglio regionale dai propri colleghi, sicuramente si può annoverare Messina, che ha praticamente speso tutto il dovuto, e Ragusa, che ha speso 12 mila euro in più degli oltre 61 mila che le toccavano. Lo stesso si può dire di Alcamo (TP), che ha speso 3 mila euro in più dei 32 mila dovuti e di Favara (AG), che ha speso tutti i 27 mila dovuti. Ci sono però - sempre che quanto dichiarato dalla Regione Sicilia sia esatto – anche alcuni casi di Comuni, amministrati da sindaci 5 Stelle, inadempienti. Bagheria (PA) non ha speso neanche uno dei 32.686 euro che avrebbe dovuto, e lo stesso dicasi di Porto Empedocle, che dovrà restituire tutti i quasi 16 mila euro dovuti. Non molto meglio è andata a Grammichele (CT), dove dei 10.207 euro destinati alle forme di democrazia partecipata, ne sono stati spesi soltanto 250. Hanno invece speso, ma non tutta la somma dovuta, i Comuni di Augusta (SR) - 25.483 euro su 27.427 - e di Pietraperzia (EN), 9.352 su 14.197 euro.
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