La Rivista del Sindaco


IL NUOVO REPORT DEL WWF ITALIA SUL CONSUMO DI SUOLO

Territorio e governo locale
di La Posta del Sindaco
26 Giugno 2017

 

IL NUOVO REPORT DEL WWF ITALIA SUL CONSUMO DI SUOLO

L’urbanizzazione “polverizzata”, bassa densità abitativa su territorio molto vasto, fenomeno tutto italiano

Pubblicato oggi il rapporto del WWF Italia “Caring for our soil - Avere cura della natura dei territori” realizzato con il contributo di 27 tra docenti (delle Università di Camerino, Firenze, L’Aquila, Roma Tre, Tuscia), esperti di di Istituti di ricerca (Ispra e Istat) e rappresentanti di istituzioni (come la Commissione europea). Tra le elaborazioni originali che favoriscono una lettura analitica più raffinata di quello che sta avvenendo al suolo del nostro Paese, il rapporto propone di considerare non soltanto il consumo di suolo dovuto all’espansione urbana, ma anche quello dovuto alle infrastrutture. In tal caso apprendiamo che la quota di territorio che si può considerare completamente artificializzato sale dal 7 al 10% e che, l’aver investito prevalentemente in strade ed autostrade, ha favorito la diffusione di una “patologia” (tale viene definita dal rapporto) tutta italiana: la polverizzazione dell’edificato, a bassa densità, in aree molto vaste, facilitata dallo squilibrio in favore della mobilità su gomma rispetto ad altre forme di spostamento. Tale fenomeno, anche chiamato con l’immancabile anglicismo di “sprinkling”, incide sulla rete ecologica e contribuisce alla atomizzazione degli habitat naturali più preziosi del nostro Paese. Infatti, in una fascia di adiacenza dai siti naturalistici di interesse comunitario entro il chilometro, secondo il rapporto l’urbanizzazione sarebbe salita negli ultimi 50 anni da 84 mila a 300 mila ettari con un incremento medio su scala nazionale del 260%. Ma ad un massiccio consumo di suolo si è assistito anche nelle aree interne dell’Italia. Anche in quelle a maggiore rischio sismico lungo la dorsale appenninica: nei 1.750 Comuni (il 22% del totale) che sorgono nelle zone classificate 1 e 2  negli ultimi 50 anni l’espansione urbana è andata avanti ad un ritmo del 3% l’anno, occupando nuove aree per un totale di circa 2.200 km2 (equivalente all’attuale superficie urbanizzata dell’intera Emilia-Romagna). Altro filone dell’indagine, sviluppato soprattutto dal gruppo di ricerca dell’Università dell’Aquila e dall’Istat, riguarda la riduzione delle superfici agricole che, dal dopoguerra ad oggi, ha riguardato più di dieci milioni di ettari a causa dei mutamenti socioeconomici legati in particolare allo sviluppo dell’urbanizzazione. Un milione e mezzo di ettari di superficie agricola utilizzata (SAU) - che al momento ammonta complessivamente a poco meno di 13 milioni di ettari - perso soltanto negli ultimi dieci anni. 

Il report del WWF contiene anche molte idee e proposte per migliorare la pianificazione urbana, recuperare le aree dismesse ed inquinate, ridurre i consumi energetici e incentivare la cosiddetta mobilità dolce (pedonale e ciclabile). Una misura che riguarda specificamente i Comuni - e che è oggetto di una proposta di legge depositata in Parlamento - ruota intorno al concetto di “Bilancio del consumo di suolo”. L’associazione ambientalista chiede che, per programmare e realizzare interventi urbanistici contenendo il consumo di suolo, i Comuni adottino, non tanto e non solo un obiettivo di “consumo suolo zero”, ma appunto un “bilancio del consumo di suolo” che consenta di contenerlo, “attraverso meccanismi dinamici di controllo e governo delle trasformazioni in atto, basate sul riuso di spazi ed edifici, su strumenti perequativi, di scambio di crediti, di incentivazione e di fiscalità e di sanzione. «Nel nostro Paese gli habitat ecologicamente intatti sono in costante riduzione, solo l’11% dei fiumi alpini si salva da interventi artificiali e dallo sfruttamento; solo il 30% delle coste è rimasto nel suo stato naturale mentre il 50% risulta compromesso; l’80% delle dune è scomparso» - dichiara la presidente del WWF Italia Donatella Bianchi, che conclude - «Contenere il consumo di suolo è fondamentale per limitare il rischio idrogeologico, garantire la resilienza dei sistemi naturali e favorire l’adattamento ai cambiamenti climatici. E’ quindi indispensabile stabilire per legge quali siano le soglie da non superare».

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