L’atteso aumento di stipendio per i Dirigenti Scolastici è arrivato, si tratta di circa 450 € netti. La firma del CCNL 2016 – 2018 è giunta nel tardo pomeriggio dell’8 luglio.
I primi effetti di questo nuovo accordo si vedranno con tutta probabilità nel cedolino di settembre con la presenza degli arretrati a titolo di conguaglio, una tantum.
Oltre 7mila sono i Presidi interessati a questo adeguamento, a cui vanno aggiunti 353 Dirigenti di Università e Enti di Ricerca, anche se con aumenti di minore entità. Per arrivare alla cifra di 450 euro netti al mese si somma l’aumento del 3,48%, circa 160€ lordi mensili, 80 netti ai 370 € netti inseriti in retribuzione come parte fissa.
Per coprire questo importante aumento, il Governo con la manovra del 2018 ha stanziato 37 milioni di euro, altri 41 milioni nella manovra del 2019 e 96 nel 2020, senza dimenticare gli stanziamenti previsti dalla Legge 107/2017, nota con il nome di “Buona Scuola”.
Antonio Giannelli, Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP), sostiene che il nuovo CCNL “realizza la piena equiparazione della parte fissa della retribuzione dei dirigenti della scuola rispetto a quella di tutti i dirigenti pubblici di pari livello. Tale voce stipendiale è particolarmente importante in quanto non può essere oggetto di decremento ed è utile al calcolo del trattamento pensionistico. Ciò tuttavia costituisce solo il raggiungimento di una tappa nel percorso verso la perequazione retributiva completa, che rimane il nostro obiettivo fondamentale”.
Teniamo presente che oggi una busta paga media di un Dirigente Scolastico va dai 2.500 ai 3mila euro netti al mese, in base al periodo e alle modalità di inizio incarico. Il nuovo Contratto Collettivo prevede inoltre l’atteso “diritto alla disconnessione”, questa novità permette al Preside di richiedere la sostituzione da parte di un docente delegato in caso di ferie o malattia.
Al Dirigente Scolastico sono state anche tolte alcune incombenze, infatti d’ora in poi si occuperanno degli obblighi riguardanti la sicurezza nei luoghi di lavoro, mentre di eventuali carenze strutturali, come già sottolineato da vari casi di giurisprudenza, si occuperà l’Ente Locale proprietario.
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