La Commissione UE unitamente alle Regioni lancia l’allarme sul progetto Bul (Banda Ultralarga), rete che avrebbe permesso ai cittadini italiani di usufruire di una rete di telecomunicazioni in grado di superare i 30 Gbit/s (Gigabit al secondo) in download. Tale idea nasceva con lo scopo di coprire le aree bianche, tutte quelle zone definite “a fallimento di mercato), fu il Governo Renzi che nel 2015 decise di finanziare attraverso i fondi del Fesr e Feasr.
Nonostante tutto la rete rimarrà pubblica, non cadendo in mani private, ma attraverso una serie di concessioni della durata di venti anni. Due anni fa, il bando venne vinto da Open Fiber, azienda controllata da Enel e Cassa Depositi e Prestiti.
I numeri però destano non poche preoccupazioni, basandosi sui dati pubblicati da Infratel (azienda controllata dal MISE attraverso Invitalia) aggiornati allo scorso 4 novembre. Leggendo tra le righe dei documenti si nota tristemente che sono solo cinque i Comuni che hanno terminato i lavori e dove la rete è attualmente operativa.
I Comuni interessati a tale interessante progetto sono più di 7mila, si tratta in effetti di piccoli centri, difatti ne vengono considerati 5.554, in quanto circa 1.200 Comuni non erano considerabili aree bianche. In ogni caso, il risultato rimane deludente, un così ingente sforzo per ottenere un numero esiguo di città connesse, nello specifico, Penna in Taverina, Ampezzo, Vertova, Attigliano e Castel Giorgio. Altri 310 Comuni hanno terminato i lavori, ma allo stato attuale la rete non è stata collaudata, quindi la Comunione Europea non potrà riconoscere e certificare la spesa sostenuta.
Tornando ai numeri rilasciati da Infratel, al momento i lavori sono in corso solo in poco più di 1600 Comuni, altri 600 sono in attesa di partenza del progetto o dell’autorizzazione. Il Dott. De Michelis, Direttore Generale della DG Regio alla Commissione Europea ha sostenuto che “sul progetto Bul ci sono fortissime fragilità”, il Direttore Generale dell’Agenzia per la Coesione, Dott. Antonio Caponetto ha inoltre detto che “È necessario un incontro in tempi rapidissimi per discutere di questa operazione perché spenda le risorse prelevate dai programmi regionali”.
La preoccupazione principale della Regione deriva dal fatto che tale inadempienza comporti un rischio di disimpegno automatico da parte dell’Unione, in quanto entro fine anno le stesse dovranno certificare le loro spese a Bruxelles, rispettando i Programmi Operativi 2014-2020, se i conti non risulteranno in ordine, l’Unione “staccherà la spina” all’ambizioso e quantomai utile progetto.
Il direttore della sezione Network di Open Fiber cerca di rassicurare sullo stato dei lavori asserendo che “Quello che posso garantire, numeri e fatti alla mano è che c'è un' accelerazione. Abbiamo forse avuto ritardi iniziali, dovuti a una serie di fattori fra cui ricordo i ricorsi dei competitor”, lo stesso inoltre sostiene che entro fine anno saranno 400 i Comuni a beneficiare di questa potente rete tlc.
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