IL GOVERNO PUNTA SU MILANO PER IL POST BREXIT

Sconti fiscali e agevolazioni Il piano per conquistare l’Ema (di Maurizio Giannattasio su “Corriere della Sera - Milano” del 17 febbraio 2017) 
L’internalizzazione della città di Milano non è questione soltanto “milanese” ma di tutto il Paese. Il Governo sembra fare sul serio e l’intenzione è quella di mettere il capoluogo lombardo nelle condizioni di riuscire ad attrarre istituzioni finanziarie ed head quarterdi multinazionali che nei prossimi mesi dovranno abbandonare Londra come conseguenza della Brexit. Il primo obiettivo dichiarato, ormai da tempo, è quello di riuscire a portare da Londra a Milano l’EMA (European Medicines Agency), l’Agenzia europea dei farmaci. Ieri, nella Sala Alessi di Palazzo Marino, c’era il “Sistema Italia” al completo a fianco del sindaco Beppe Sala. Oltre ai ministri Padoan ed Alfano c’erano rappresentanti di tutto il mondo dell’imprenditoria e delle banche (anche straniere). Per aiutare la città a rafforzare la propria dimensione internazionale verrà creata una task force che metterà insieme Governo, Comune, Consob, Bankitalia, Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza. Per invogliare lo sbarco di imprese o istituzioni straniere sono già state messe in campo delle iniziative specifiche: dalle facilitazioni fiscali (contenute nella manovra di bilancio e che riguardano tutto il territorio italiano) a pacchetti specifici per chi sceglierà di eleggere Milano come sede di lavoro (dalla scuola alla sanità).  Nessuno si nasconde che la sfida per “strappare” l’Ema è molto dura e la concorrenza di altre città europee particolarmente agguerrita (con Vienna in particolare ritenuta candidata temibile). Il primo a esserne consapevole è il sindaco Sala: “Presenteremo il dossier entro il 15 marzo. La decisione sarà presa prima dell’estate. Ci giochiamo la partita di Ema ma questo è il momento favorevole per venire in Italia. Le condizioni sono obiettivamente diverse dal passato. Milano si presenta come qualcosa di particolare in Italia. Se ci sono dei limiti riconosciuti per il nostro Paese, la sensazione è che a Milano si possa fare molto di più”.