LEGGE DELRIO A RISCHIO DOPO LA VITTORIA DEL "NO"?

Ora la legge Delrio è a rischio (di Luigi Olivieri su “Italia Oggi” del 6 dicembre 2016) 
Come è noto tra le conseguenze della riforma costituzionale, bocciata dalla maggioranza degli elettori, ci sarebbe stata la soppressione delle Province dall’elenco degli elementi costitutivi della Repubblica. Ma, a prescindere dalla loro mancata abolizione “definitiva”, secondo Luigi Olivieri come “frutto avvelenato” della bocciatura della riforma va considerato la stessa legge 56/2014, la cosiddetta Delrio che dello svuotamento, o radicale ridimensionamento delle Province, è stata artefice. A parere del giornalista, infatti, la Delrio ha inteso “sperimentare in vitro” alcuni dei contenuti della riforma costituzionale, in particolare la trasformazione delle Province in Enti di secondo grado con rappresentanza non espressa più direttamente dai cittadini: di fatto un’anticipazione in piccolo di quello che sarebbe dovuto essere il nuovo senato. Ma ancora più eclatante è il fatto che la Delrio ha inteso esplicitamente precorrere gli effetti della futura riforma costituzionale - quella che mai entrerà in vigore - tanto da contemplarlo nel suo stesso testo. I commi 5 e 51 riferiti alle Città metropolitane e alle Province, infatti, enunciano espressamente che le previsioni della legge sono adottate “in attesa della riforma del Titolo V della parte seconda della Costituzione e delle relative norme di attuazione”. 

Per Olivieri, che della legge non sembra avere un’opinione granché lusinghiera, la Delrio ha bloccato le assunzioni nella pubblica amministrazione per 24 mesi, obbligando oltre 20 mila dipendenti delle Province ad una “transumanza caotica” verso altre amministrazioni, con ancora centinaia di lavoratori senza collocazione e i servizi per il lavoro e i suoi circa 6 mila dipendenti nelle nebbie dell’incertezza, ha privato le Province dei finanziamenti necessari portandole al dissesto e ha “ucciso sul nascere” le Città metropolitane. Il tutto, in previsione di una riforma costituzionale che mai entrerà in vigore.  Sulla riforma delle Province sono già stati proposti diversi ricorsi, mai accolti dalla Consulta. Ma, sostiene l’articolo di Italia Oggi, la bocciatura della riforma costituzionale getterebbe adesso un’altra luce sulla Legge Delrio che, al di là delle valutazioni di merito, rappresenterebbe un pericoloso precedente per la coerenza e la tenuta dell’ordinamento giuridico: “la ferita di una legge adottata nella presunzione di essere l’anticipazione dell’attuazione di una riforma costituzionale mai entrata in vigore”. Che accadrebbe “se ogni governo e parlamento decidessero di adottare riforme incompatibili con la Costituzione vigente sulla base della semplice enunciazione dell’intento di attivarle come anticipazione di riforme costituzionali a futura memoria, che magari non saranno mai realizzate”? 

Per questo motivo, sostiene Olivieri nel suo articolo, la legge Delrio dovrebbe essere “urgentemente dichiarata incostituzionale” almeno formalmente, con una sentenza che accerti l’incostituzionalità dell’enunciazione contenuta nei commi 5 e 51. La cancellazione almeno dei riferimenti alla abortita riforma costituzionale certificherebbe il clamoroso errore commesso nella Delrio, e sarebbe da stimolo affinché in futuro non venga riproposta, e neanche soltanto pensata, una riforma fatta in anticipazione di riforme della Costituzione al di là da venire. Il procedimento dovrebbe essere piuttosto l’inverso.