La Quinta Sezione del Consiglio di Stato con la sentenza n.6236/2019 pubblicata lo scorso 18 settembre, ha ribaltato quanto deciso dal Tribunale Amministrativo Regionale del Veneto il 14 agosto 2018, attraverso la sentenza 864/2018.
Infatti, i magistrati del Consiglio di Stato hanno dichiarato la legittimità del referendum consultivo sulla proposta di legge regionale di iniziativa popolare riguardante la “suddivisione del Comune di Venezia nei due Comuni autonomi di Venezia e Mestre”.
Il Consiglio avrebbe evidenziato che nel provvedimento non sono presenti criteri che prevedano illegittimità o inammissibilità del referendum, infatti, hanno continuato i magistrati di Palazzo Spada le opportunità derivanti da tale distaccamento comportano una “responsabilità delle competenti istanze politiche e normative” in quanto tale compito non può essere svolto in alcun modo dal giudice, ma dai soggetti politicamente responsabili e dalle popolazioni interessate. Difatti, ai magistrati “spetta solo di valutare se il procedimento seguito presenta i vizi di legittimità che gli sono denunciati”.
Confermando la mancanza di criteri di illegittimità e/o inammissibilità dell’iter referendario, i giudici non vogliono in alcun modo interferire sul potenziale esito della votazione, in quanto, se l’esito fosse positivo, Mestre non diverrebbe capoluogo perché maggiormente popolata, ciò infatti renderebbe il referendum inammissibile. Allo stesso modo, non era possibile negare il referendum, poiché avrebbe portato ad una discriminazione nei confronti dei cittadini interessati, così infatti verrebbero privati di un loro diritto costituzionale.
Per quanto riguarda la decisione in merito al capoluogo di Regione, in caso la proposta avesse esito positivo, tale decisione verrebbe presa attraverso un altro atto, anche se la cosiddetta Legge Delrio (56/2014) dice che la città di Venezia, in quanto città metropolitana venga considerata conseguentemente Comune Capoluogo.
Ricevi via email i nuovi contenuti pubblicati nel portale
In collaborazione con: