La Rivista del Sindaco


LA RIVINCITA DELLE PROVINCE

L’ultima finanziaria rappresenta una netta inversione di tendenza e “riabilita” definitivamente un Ente che sembrava destinato alla scomparsa
Le Nuove Province
di La Posta del Sindaco
12 Gennaio 2018
Nel 2014 sono state oggetto di una riforma che le ha drasticamente ridisegnate e ridimensionate, nel 2015 hanno subito una legge finanziaria che le aveva ridotte alla canna del gas, levandogli anche le risorse necessarie ad esercitare in maniera dignitosa le competenze rimaste, nel 2016 poi, è arrivato l’assalto finale con il referendum che, tra le altre cose, avrebbe dovuto cancellarle definitivamente dal nostro ordinamento costituzionale. Fallito quest’ultimo tentativo con la netta vittoria dei “no”, le Province hanno cominciato a risalire la china e adesso, grazie all’ultima legge finanziaria, possono iniziare un nuovo anno avendo per orizzonte delle prospettive decisamente più rosee. La Finanziaria del 2018 infatti ha stabilito l’annullamento dei tagli previsti dalle precedenti leggi di bilancio e assicurato le risorse per essere in condizione di svolgere le funzioni fondamentali: per quest’anno per le 76 Province delle Regioni a statuto ordinario sono stati stanziati 717 milioni, altri 712 saranno invece a disposizione sia per il 2019 che per il 2020. Per gli stessi anni un ulteriore gruzzoletto di 30 milioni annui è stato disposto per gli Enti in dissesto e pre-dissesto che abbiano presentato un piano di riequilibrio finanziario pluriennale entro il 30 novembre 2017. 

Le buone notizie non finiscono qui perché ci sono anche le risorse per investire: per la prima volta alle Province e alle Città metropolitane verrà assegnato un fondo per finanziare programmi straordinari di manutenzione della rete viaria. Il fondo pluriennale stanziato dalla Finanziaria ammonta a 1 miliardo e 620 milioni per un piano di investimenti della durata di 6 anni: 120 milioni per il 2018 e 300 milioni per ogni anno a partire dal 2019 e fino al 2023. Ci sono poi i fondi per l’edilizia scolastica che, grazie ad un accordo raggiunto con Governo, Regioni e Comuni riserva alle scuole superiori (di competenza provinciale) il 30% degli 1,4 miliardi del fondo nazionale per il 2018-2020. In ultimo, la manovra ha cancellato anche il blocco delle assunzioni stabilito sempre nel 2015: le Province potranno quindi recuperare la propria autonomia organizzativa. 

Dopo anni di cupe dichiarazioni rilasciate al capezzale di un malato che sembrava spacciato, i presidenti di Provincia hanno ora l’occasione di esprimere una legittima soddisfazione, a cominciare da quello dell’Upi e della Provincia di Vicenza Achille Variati che, in un passaggio della lettera inviata ad inizio d’anno ai suoi colleghi, sottolinea come la: «Provincia non è più un tabù della politica. A noi sarà chiesto più che ad altri piena trasparenza e utilizzo mirato di ogni misura ottenuta e dovremo dimostrare che le risorse assegnate alle Province non sono sprechi». Tra i toni finalmente distesi che abbiamo trovato girando per il web, riportiamo un commento del presidente della Provincia di Pesaro e Urbino, Daniele Tagliolini: «Finalmente vengono azzerati i tagli previsti per il 2018 e per gli anni successivi e soprattutto sarà possibile tornare a fare bilanci pluriennali, cioè programmare interventi, dopo anni di bilanci annuali. E’ stata anche riaffermata l’autonomia finanziaria prevista dalla Costituzione, che consentirà alle Province di utilizzare tributi propri, soprattutto le risorse Rc Auto e Ipt, per la copertura delle funzioni fondamentali». Gli fa eco il presidente della Provincia di Teramo, Renzo Di Sabatino, che parla di un “2017 iniziato in maniera drammatica ma che si chiude con aspettative positive e speranze” e che rivendica però anche il buon lavoro fatto grazie a scelte strategiche che si sono rivelate giuste «conti e bilancio in ordine, e non era affatto scontato. Mi permetto di dire un ottimo lavoro sulle scuole, la possibilità di riprendere a programmare gli investimenti grazie alle scelte compiute sul patrimonio e sulla spesa corrente e alle scelte del Governo che con la finanziaria di Stato, almeno in parte, ha restituito alle Province le proprie entrate». La Provincia di Teramo è fra quelle che non ha avuto bisogno del fondo aggiuntivo stanziato per gli Enti con i conti in rosso e rivendica di poter vantare, anche grazie al piano di razionalizzazione che ha riguardato le proprie partecipate, una delle poche in house (l’Agena) ad aver chiuso i conti in utile.

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