L’INDAGINE PARLAMENTARE SULL’EDILIZIA SCOLASTICA

Rottamare le scuole non a norma (di Emanuela Micucci su “Italia Oggi” del 12 settembre 2017) 
E’ stato approvato lo scorso 2 agosto il documento conclusivo dell’Indagine conoscitiva sull’edilizia scolastica condotta dalla commissione Cultura della Camera. Sebbene si tratti di un lavoro durato ben quattro anni con l’intento di fotografare la situazione dell’edilizia scolastica analizzata nei suoi diversi aspetti, la stessa commissione specifica che il documento rilasciato “non può offrire un quadro esaustivo, neanche provvisorio, del fenomeno studiato”. Ciò nonostante sono tante le indicazioni e le raccomandazioni fatte dai parlamentari. Come quella abbastanza inedita che, accanto al Piano nazionale di messa in sicurezza degli edifici e all’Anagrafe dell’edilizia scolastica, auspica anche l’adozione di un “Piano di sostituzione” per rottamare quegli edifici “la cui messa a norma non sia economicamente conveniente”. Inoltre viene invocata la necessità anche di un “Piano economico e finanziario per aiutare i Comuni, le Province e le Città metropolitane a garantire che le strutture scolastiche siano a norma, dotate di un libretto del fabbricato e abbiano degli standard qualitativi per il risparmio energetico”. Inoltre la commissione raccomanda il potenziamento del sistema informativo per il controllo della spesa e dell’attività di verifica e coordinamento sul territorio del Miur. Infatti, nonostante l’aumento delle risorse stanziate per l’edilizia scolastica - 9 miliardi e 573 milioni di euro tra il 2014 e il 2017 - ne risultano ad oggi impegnate in programmi di spesa già avviati meno della metà. Se si va ad analizzare nel dettaglio come sono state impiegate le risorse messe a disposizione da diverse fonti di finanziamento, si scopre una situazione generalizzata di notevole ritardo. Ad esempio, dei 1.670 interventi già finanziati con lo “#sbloccascuole 2016” - il rapporto non risparmia critiche alla tendenza ad etichettare i vari programmi con nomi che sembrano promettere (i vari “scuole belle”, “scuole sicure” etc.) più di quanto mantengano nella realtà - soltanto 730 sono stati conclusi. Dei 200 cantieri che avrebbero a disposizione i 238 milioni dalla legge 107/2015 che ha rifinanziato i Mutui Bei (quelli della Banca europea degli investimenti), non ne è stato avviato neanche uno. Ancora tutti aperti i 50 cantieri finanziati con i 40 milioni del Fondo protezione civile; dei 288 interventi finanziati con il Fondo Kyoto del 2014, invece, ne sono partiti appena 55 e soltanto 5 si sono conclusi. In quanto ai 20 milioni già a disposizione degli Enti locali per l’agibilità e ai 5 stanziati per l’alluvione in Sardegna, si sono perse completamente le tracce. In merito a questo problema, i parlamentari cella commissione Cultura sostengono che la situazione potrebbe migliorare “con uno stanziamento ordinario di risorse nell’ambito di un’unica programmazione nazionale dotata di scopi concretamente identificati, articolata per obiettivi quantificati e declinati in scadenze periodiche intermedie per verificare il conseguimento”. Inoltre, si sostiene nell’Indagine, peserebbe “la cronica debolezza delle piccole e medie amministrazioni locali nel produrre e gestire progetti esecutivi a causa di una carenza di risorse professionali in grado di gestire gli interventi negli edifici scolastici”.