La Rivista del Sindaco


COMUNI IN DISSESTO: UN’ALTRA QUESTIONE MERIDIONALE

Finanza Locale
di La Posta del Sindaco
11 Febbraio 2017

La maggior parte dei casi di dissesto e “predissesto” interessano Amministrazioni del Mezzogiorno

Il 92% dei dissesti è nei Comuni del Sud (di Gianni Trovati su “Il Sole 24 Ore” dell’11 febbraio 2017) 
Anche il politico di lungo corso, nonché neo sindaco di Benevento, Clemente Mastella ha dovuto dichiarare lo scorso dicembre il dissesto del suo Comune. Colpa di 110 milioni di debiti originati, a giudizio di Mastella, “per sciatteria, incapacità di gestione, per un tirare a campare assurdo delle vecchie amministrazioni”. A Caserta si è invece avuto un dissesto “gemello”, nel senso che ha riguardato sia la Provincia che il Comune. A Napoli, così come  a Catania, Messina, Agrigento, Reggio Calabria, Foggia e, ancora una volta dopo il primo default, Caserta, il dissesto è stato evitato soltanto dalle regole create nel 2012 dal Governo Monti, che hanno riconosciuto un aiuto da parte dello Stato in cambio di un piano di rientro decennale dei Comuni - il cosiddetto “predissesto” - fatto di aumenti delle aliquote e tagli alla spesa.  Anche se non mancano le eccezioni, con città del Mezzogiorno con i conti a posto e altre del Centro-Nord con buchi contabili (basti pensare ad Alessandria, in dissesto nel 2012 con tanto di condanne penali per l’ex sindaco e il ragioniere capo), va detto che la maggior parte dei casi di default si concentrano al Sud. Qualche dato: degli 88 Comuni attualmente in dissesto, 81 sono nelle regioni meridionali (e 3 nel Lazio, 2 in Toscana e 2 in Piemonte); il 70% dei 151 Comuni che hanno chiesto di rientrare nel piano di predissesto sono al Sud. Le Regioni non falliscono, ma tutte quelle del Centro-Sud - con la sola eccezione della Basilicata - hanno il settore della Sanità interessato da un piano di rientro (mentre al Nord l’unica Regione è il Piemonte). Come conseguenza pratica di questa situazione si possono comparare i tempi di pagamento necessari a liquidare le fatture delle aziende farmaceutiche: l’Umbria, che ha i conti a posto, impiega 43 giorni. Il Molise ci mette invece 606 giorni e la Calabria, seconda classificata come Regione più ritardataria, 275 giorni.  Problema e cause sembrano essere strutturali, almeno a giudizio dell’autore dell’articolo. Nel caso dei Comuni le sofferenze di bilancio sono originate da un circolo vizioso tra mancate riscossioni delle entrate e conseguente penuria di risorse per assicurare servizi adeguati. I cittadini, a loro volta, disamorati dal livello di qualità dei servizi che hanno a disposizione, sono portati ad evadere. La spirale poi affonda in economie territoriali in crisi, dove la mancanza di lavoro ha gonfiato gli organici delle società partecipate e ha creato enormi sacche di precariato.

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