L’analisi dei rendiconti dei bilanci 2016 dei Comuni italiani consente di cogliere, mai come prima forse (e questo grazie al nuovo bilancio armonizzato), fenomeni e comportamenti in ordine alla gestione finanziaria dei Comuni, patologie diffuse e all’apparenza insanabili da un lato e, dall’altro, una minoranza di comportamenti virtuosi che, con tutta evidenza, non riesce a “fare scuola”, a rappresentare dei modelli di comportamento per gli altri Comuni.
Prendiamo il caso dei residui attivi relativi alle partite correnti, dei Titoli 1 e 3 delle Entrate: tributarie ed extratributarie. Sull’analisi dei residui attivi di parte tributaria (titolo 1) questa Rivista del Sindaco ha già avuto modo di soffermarsi; con il presente questo articolo ci soffermeremo sui residui generati nella gestione delle Entrate extratributarie e tenteremo una valutazione complessiva del fenomeno dei residui connessi alle Entrate correnti proprie dei Comuni.
Partiamo da un riepilogo dei residui di origine tributaria: a fronte di Entrate accertate, per il 2016, pari a 37 miliardi, quelle effettivamente riscosse nell’anno sono state 28,4 miliardi. La differenza – 8,6 miliardi di euro – è diventata residuo attivo della gestione 2016. Tale residuo si aggiunge ai residui degli anni precedenti al 2016 che, al netto degli interventi di ri-accertamento e dei pagamenti intervenuti nel corso del 2016, ammontavano a 12,3 miliardi. Il calcolo dei residui complessivi all’1/1/2017 è presto fatto:
totale residui provenienti dalle gestioni precedenti + quello generato nel 2016 = 20,8 miliardi
Si tratta un importo superiore di 1,9 miliardi all’ammontare dei residui attivi al 1/1/2016.
Vediamo ora come vanno le cose sul versante delle Entrate Extratributarie: le Entrate accertate nel 2016 sono pari a 12,7 miliardi; gli incassi riferibili a quanto accertato sono pari a 7,9 miliardi. La differenza, 4,8 miliardi, diventa residuo del 2016 che va a sommarsi ai residui degli anni precedenti, al netto dei riaccertamenti e dei pagamenti intervenuti nel corso del 2016: si tratta di 10,8 miliardi.
In tal modo il totale dei residui attivi a fine 2016 ammonta a 15,6 miliardi, mentre a inizio 2016 ammontavano a 14,6 miliardi. E così il totale dei residui sulle Entrate proprie dei Comuni – tributarie ed extratributarie - arriva in tal modo a 36,4 miliardi.
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Il fenomeno non riguarda una minoranza di Comuni disattenti: a vedere incrementati i residui attivi sono i cittadini di molti Comuni, certamente la maggioranza, piccoli, medi e grandi, con un tasso medio di virtuosità che decresce in ragione dell’aumento della dimensione demografica dei Comuni.
Cosa fare?
Non è questa la sede per dibattere una questione annosa quanto seria, ma a ben vedere alcune delle soluzioni sono facilmente enunciabili, si potrebbe dire ovvie:
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