Il presidente dell'Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro afferma che "la fusione di Imu e Tari non serve ad aumentare le tasse, ma a semplificare la vita dei cittadini e dei Comuni. E con la riforma della riscossione possiamo partecipare davvero alla lotta all'evasione fiscale". Tende anche a precisare che la manovra necessita di un miglioramento per diversi aspetti in essa contenuti, ma nel contesto generale, Decaro sostiene di riconoscere "gli sforzi che sono stati fatti, in parte anche in continuità con il governo Conte-1".
I tanti dissensi raccolti in questi giorni non coinvolgono quindi i sindaci, seppur dubbiosi a causa della volontà dei partiti di maggioranza di mettere paletti e bandierine sui vari provvedimenti. Infatti, pur reputando la ristrutturazione del debito degli enti locali un successo importantissimo, per il quale l'Anci si è fortemente battuta, fanno notare come, ancora una volta, manchi il ristori dei 560 milioni all'anno della spending review scaduta nel 2018, sulla quale si attende una decisione del Tar in tempi brevi.
Molti temono che assegnare il debito locale allo Stato sia solo un modo di scaricarne la responsabilità e che la richiesta di autonomia sia valida solo in merito ai fondi e non ai debiti. Decaro spiega che questo meccanismo permetterà ai sindaci di "fare quello che fa ogni cittadino quando va in banca a rinegoziare un mutuo". Fino ad ora i vecchi mutui sono risultati intoccabili dal comune, finendo per caricarne il bilancio di interessi anche fino al 5-6%, bel lontani da quelli attuali. Il sistema sperimentato con il salva-Roma si dovrebbe sviluppare in modo generalizzato per ottenere un sistema in grado di portare significativi risparmi al bilancio degli enti pubblici, senza svantaggiare nessuno. La CDP (Cassa Depositi e Prestiti) pare non essere altrettanto entusiasta, ma bisogna tenere a mente che pur nascendo a sostegno dei Comuni, oggi si occupa di molteplici aspetti, come le aziende e le operazioni immobiliari, spesso accantonando le necessità dei sindaci.
L'aspetto che fa più temere l'aumento delle tasse sul mattone è poi la fusione di Imu e Tari, con aliquota standard all'8,6 per mille. Stando a Decaro, non si correrebbe alcun rischio in tal senso, perché " i margini di autonomia sono gli stessi di prima e in manovra alcuni interventi, come il ripristino dei 110 milioni del fondo Imu-Tasi per tre anni, aiutano a evitare altre pressioni sui bilanci".
Si punta quindi entro al 2021 a realizzare una vera e propria semplificazione. Sulla semplificazione i sindaci vorrebbero maggior cura e attenzione, perché all'attuale la burocrazia è a dir poco ingombrante, basta pensare ai dati di bilancio comunicati oltre 40 volte all'anno e alle 16 procedure per bandire un concorso. Stando a un calcolo fatto dall'Anci, anche se solo un dipendente comunale si occupasse di questa inutile mole burocratica, si stimano circa 280 milioni all'anno buttati. Si parla anche di possibilità di abusi, lasciando ai Comuni più poteri di riscossione, ma Decaro sottolinea come ad oggi la riscossione si sia dimostrata fallace e priva dei giusti strumenti per funzionare, considerando che è un decreto regio del 1910 a regolarne l'ingiunzione, con norme sulle notifiche che sembrano create per facilitare i ricorsi. Con la manovra finalmente i Comuni avrebbero gli strumenti per far funzionare meglio la macchina delle entrate.
Qualche ombra rimane, ma stando al presidente dell'Anci la manovra potrebbe davvero segnare una svolta importante per gli enti pubblici, e di conseguenza per il cittadino.
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