La Rivista del Sindaco


Carceri: rieducazione e risparmio per lo stato

Qualità della vita
di La Posta del Sindaco
21 Giugno 2018

L'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII ha effettuato studi e calcoli, secondo i quali lo stato potrebbe arrivare a risparmiare 580mila euro all'anno, se venisse potenziato il ricorso alle misure alternative al carcere. Una via che si dimostrerebbe valida quindi non solo per un miglior recupero sociale del criminale, ma che permetterebbe un risparmio economico importante, abbassando il costo di mantenimento di un detenuto da parte dello stato. Secondo Giorgio Pieri, responsabile del progetto Comunità educante con i carcerati, i calcoli effettuati mostrano come " attualmente ciascun detenuto costa tra i 150 e i 200 euro al giorno. Con una retta di 35 euro invece potrebbero rendersi disponibili già 10 mila posti in comunità, con un risparmio di 577 mila euro al giorno». Questi calcoli sono stati mostrati alla camera.

Questa sarebbe una migliore opportunità per recuperare anche quelle persone che una volta finita in carcere. il progetto di cui è responsabile Giorgio Pieri ha permesso ad oggi a 290 carcerati di seguire percorsi di recupero personalizzati in 5 diverse comunità. Pieri sostiene che, al contrario di chi sconta la pena in carcere (di cui ben il 68% torna a commettere atti criminosi una volta libero), grazie al "percorso sinergico tra operatori, volontari e carcerati, finora i nostri dati ci dicono che su 100 detenuti da noi presi in carico, appena 15 sono tornati a delinquere". Un discorso che verte su quanto la certezza della pena sia importante al pari della certezza del recupero.

Si cerca di portare avanti un cambiamento radicale nel pensiero riguardante l'ordine penitenziario, che cerca di dare maggior rilievo ai percorsi personalizzati di recupero dei carcerati, in modo da poter intervenire sulle carenze, anche relazionali del detenuto, al fine di garantirne un reintegro nella società. Il decreto delegato mancante della riforma del sistema penale (103/2017), opera una piccola rivoluzione innalzando da 3 a 4 anni il limite di pena per poter accedere alle misure alternative e forza il sistema delle preclusioni automatiche. Ad oggi, spetta al giudice decidere se inserire il detenuto in un programma a misura alternativa, in seguito alla gravità del reato e all'osservazione della sua condotta in carcere, mentre nel nuovo statuto sarebbero le comunità a svolgere questo ruolo, ottenendo un riconoscimento giuridico e potendo sfruttare il contatto diretto con il comportamento del detenuto.

La preoccupazione di Pieri riguardo la possibilità che il Governo Conte non realizzi lo schema di decreto delegato è anche relativa al fatto che ad oggi sono migliaia i detenuti rientranti nelle misure alternative, mentre le nostre carceri sono oberate e già oltre la capienza massima. Per questo, Pieri ha affermato di essere sul punto di richiedere un incontro con il guardasigilli Alfonso Bonafede al fine di discutere della delicata situazione.


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