Ma sono le città medie della provincia del Nord a crescere di più in classifica
Non solo connesse ma verdi le Smart city sono in provincia (di Sara Ricotta Voza su “La Stampa” del 25 ottobre 2017)
Fpa, il centro studi sull’innovazione della pubblica amministrazione di Forum PA stila da qualche anno a questa parte una classifica delle “smart city” italiane - l’”ICity Rate” - e, per la quarta volta di seguito, Milano si piazza al primo posto. Solo che lo fa senza staccare di molte lunghezze la concorrenza delle altre città come accadeva negli anni precedenti, ma anzi adesso è tallonata con soltanto due punti in meno da Bologna. Infatti da quest’anno, oltre ai tradizionali requisiti per ambire al titolo di città “intelligente” legati all’innovazione in economia e tecnologia, sono diventati fondamentali anche quelli legati alla sostenibilità. Quindi accanto ai 72 consueti requisiti se ne sono aggiunti altri 42 che misurano lo sviluppo sociale e ambientale nell’ottica del raggiungimento dei 17 Obiettivi stabiliti dall’Agenda Onu per il 2030. Milano si conferma quindi prima in tutti gli indicatori della crescita economica, dalla produttività (46.227 euro contro i 22.751 della media nazionale) al reddito pro capite (31.705 euro contro 21.779) al coworking (con una percentuale del 22,5 contro lo 0,8 della media nazionale). Prima anche nella trasformazione digitale (dalla diffusione dell’home banking alla banda ultra larga), nella mobilità sostenibile per posti-km offerti dal servizio pubblico, presenza di zone 30 (con limite di velocità a 30 km/h) e bike sharing (3,5 ogni 1.000 abitanti contro lo 0,5 della media nazionale). E’ invece stata penalizzata dall’introduzione dei nuovi indicatori: è infatti 83^ sul fronte della sicurezza, 97^ per consumo di suolo e 98^ per qualità dell’aria. Quanto alle altre città, i nuovi parametri hanno modificato molto le classifiche. Bologna, per l’appunto, ha guadagnato ben 50 punti grazie alle strategie virtuose in materia di ambiente e welfare. Firenze ha superato Venezia perché, oltre che nel turismo, eccelle nell’istruzione: ha il più alto tasso di laureati tra i 30 e i 34 anni. Salgono inoltre molto in classifica Trento, Bergamo e Ravenna. Mentre colpisce - o almeno si dice colpita l’autrice dell’articolo - che Roma non compaia tra le prime dieci classifica e che nessuna città del Sud occupi i primi posti: Cagliari è la prima al 47° posto e Siracusa è la prima delle siciliane all’84°. Più in generale, comunque, risulta evidente come le “vere” smart city o candidate a diventarlo siano i centri urbani di medie dimensioni, che hanno ottimi punteggi in molti degli indicatori importanti per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Onu. E quindi Trento, Treviso, Novara e Belluno sono nei primi cinque posti per la gestione dei rifiuti urbani. Aosta, Sondrio, Biella e Bolzano guidano la classifica per legalità e sicurezza. Bologna, Verona e Vicenza eccellono per l’efficienza energetica. Nella lotta alla povertà, e quindi nella qualità dei servizi di cura e di contrasto alla sofferenza economica delle famiglie, compaiono soltanto centri di medie dimensioni dell’Emilia Romagna e del Nord Est. Invece le grandi città - Bologna, Milano e Torino - fanno meglio in materia di governance e partecipazione. Gianni Dominici, direttore generale di Fpa, conclude: «Il sistema urbano italiano è in ritardo ma, se nelle città si addensano i problemi sociali ed economici, si trovano anche competenze e risorse per risolverli».